mercoledì 29 settembre 2021

"Tutti parlano di Jamie”: il musical sul ragazzo diventato Drag Queen a 16 anni


 

RECENSIONE – Glitterato e glamour quanto promesso dalle anteprime. È il nuovo musical “Tutti parlano di Jamie” di Jonathan Butterell, disponibile sulla piattaforma di Prime Video dal 17 settembre. Il film è tratto dalla storia vera di Jamie Campbell, il cui vissuto nel 2011 aveva già ispirato il documentario della BBC3 “Jamie: Drag Queen at 16” e uno spettacolo teatrale nel 2017. Il soggetto conserva infatti le parole e il libretto di Tom MacRae, mentre le musiche sono di Dan Gillespie Sells.

L’estetica del film è colorata, eccentrica e di effetto. In perfetta sintonia con il ritmo del film. Le coreografie dei balli sono estroso e adeguate a ogni momento. Spiace soltanto per il fatto che nessuna delle canzoni si imprima nella memoria e si lasci canticchiare al termine della visione. Il cast è notevole. Soprattutto il giovane Max Harwood, l’attore esordiente nei panni di Jamie che si è già autodefinito davanti alla stampa come un promettente “Tom Cruise sui tacchi a spillo”. Incredibilmente espressivo nella mimica facciale e nella gestualità, si spera di poter presto apprezzare il suo talento in nuove future produzioni.


Le tematiche affrontate sono disparate. Il film lotta innanzitutto contro i pregiudizi, le discriminazioni e il bullismo. Senza tuttavia inciampare nei toni drammatici dei vecchi tempi sullo stile del caro “Billy Elliot”. Racconta di un ragazzo, al tempo stesso fragile e determinato, che cerca la propria identità sfidando il giudizio degli altri. Jamie non ha vergogna del proprio orientamento sessuale e insegna ai compagni prepotenti che la parola “gay” non è un insulto. Il musical promuove anche l’integrazione multietnica e culturale. Ad esempio con la migliore amica di Jamie, Pritti (Lauren Patel), che è una ragazza musulmana, eppure ha un nome indiano e studia per diventare medico. La sceneggiatura non dimentica la storia ardua della ribellione delle Drag Queen nei precedenti decenni, accennando anche alla piaga e allo stigma dell’AIDS nel mondo queer. Lo fa attraverso il personaggio di Hugo, magistralmente interpretato da Richard E. Grant. 

Di rilevante importanza l’approfondimento del rapporto fra gli adolescenti e gli adulti spesso e volentieri non necessariamente nel giusto. Non parliamo unicamente dei docenti che non permettono ai ragazzi di esprimere se stessi, ma anche della relazione con i genitori. Jamie ha un padre del tutto assente che lo ripudia perché impregnato di un mentalità retrograda e patriarcale. In compenso ha una madre, Margaret (Sarah Lancashire), lo ama e lo appoggia in ogni sua scelta. Si tratta forse del personaggio più bello di tutto il musical. Alle volte Jamie, per l’arroganza legata alla sua giovane età, può apparire immaturo e ineducato. Margaret invece è adorabile in tutte le scene in cui compare. Anche quando obiettivamente sbaglia perché lo spettatore sa che commette degli errori non per tornaconto personale. Proprio la madre di Jamie è la chiave del musical che insegna ad amare i propri figli in maniera incondizionata perché al mondo non c’è nulla di peggio del non sentirsi amati dalle persone che si amano. E solo quando si è amati si impara veramente ad amare e a rispettare chi ci circonda.



Di Valentina Mazzella, pubblicato sul Napolisera.it in data 29 settembre 2021.

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venerdì 17 settembre 2021

"Sorelle per sempre", il film-tv sullo scambio di culla di Melissa e Caterina


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ECENSIONE - Commovente e drammatico al punto giusto il nuovo film-tv di Rai1 andato in onda ieri sera, "Sorelle per sempre" di Andrea Porporati. Il soggetto racconta la storia vera di uno scambio di culla avvenuto in un ospedale siciliano, presso Mazara del Vallo, il giorno del Capodanno del 1998. Caterina e Melissa (nella fiction Costanza e Marilena) furono assegnate alla famiglia l'una dell'altra per un terribile errore. La verità è salita a galla all'inizio degli anni Duemila per pura casualità: il primo giorno di asilo una maestra cercò di dare una delle bambine alla madre biologica unicamente per la forte somiglianza estetica. Le stesse mamme scorsero una somiglianza particolare che sollevò in loro timori e dubbi che già avevano assalito loro anni addietro subito dopo il parto. Da questo momento in poi un calvario fatto di analisi del sangue, di test del DNA, di tribunali, di prove per rendere la situazione più indolore possibile per le bambine. Ciononostante l'evento è stato un trauma soprattutto per i genitori, per le donne che hanno dovuto separarsi dalla creatura che avevano allattato e cresciuto fino a quel momento. Senza contare che i responsabili dell'ospedale purtroppo ancora oggi sono impuniti.

La vicenda di attualità, non troppo distante nel tempo da noi, è stata riportata sulle scene da un eccellente cast. Notevoli in testa le interpretazioni di Donatella Finocchiaro e Anita Caprioli nei panni delle due mamme. A seguire non da meno sono stati Claudio Castrogiovanni, Francesco Foti, Noemi Pecorella, Viola Seggio, Marta Brocato, Viola Prinzivalli, Rosa Pianeta, Chiara Cavaliere, Fabio Galli e Andrea Tidona. Il film ha molto tatto e coinvolge il pubblico permettendo allo spettatore di immedesimarsi negli stati d'animo divisi dei protagonisti. Il format resta quello dei film-tv tipicamente italiani. Non è stato girato con la pretesa di essere una grande produzione, eppure tocca il cuore. I dialoghi sono semplici, ma profondi. Spesso gli sguardi fra i personaggi valgono più delle parole, come anche solo una pacca sulla spalla. Il film è ancora disponibile e recuperabile su Rai-Play e a ottobre uscirà il libro omonimo a cui hanno lavorato gli stessi autori.

Nello scegliere le interpreti delle bambine si è scelto di aumentarne l'età. Nella realtà Caterina e Melissa dovevano compiere ancora i tre anni. Oggi infatti, in molte interviste, dichiarano di non avere quasi ricordi dei primi anni di vita. Non escludono che ciò possa essere riconducibile al forte trauma che hanno subito. Motivo per cui la fantomatica scena dello scambio delle bambine nella realtà è stato straziante soprattutto per i genitori, ma meno consapevole - fortunatamente - per le bimbe. Questo è stato possibile in particolar modo grazie alla forza e al coraggio di due nuclei familiari, inizialmente estranei, che a un certo punto hanno scelto di ricavare un arricchimento da un avvenimento di sventura vivendo quasi come un'unica grande famiglia. Caterina e Melissa sono cresciute perciò come due sorelle in una calorosa famiglia allargata, come avessero due mamme e due papà. Nel presente sono molto unite e convivono nello stesso appartamento come studentesse universitarie fuorisede. È stato un percorso psicologico difficile e doloroso che ancora oggi comporta dei macigni sui cuori delle persone coinvolte. Eppure, a volerne trarre una morale come dalle favole, è anche una storia che insegna come l'amore riesca a far superare gli ostacoli più insormontabili.


Di Valentina Mazzella, pubblicato sul Napolisera.it in data 17 settembre 2021.

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giovedì 16 settembre 2021

"Cenerentola” con Camila Cabello: il musical della fiaba in chiave femminista


RECENSIONE - C'era davvero bisogno di un'ennesima trasposizione cinematografica di Cenerentola? Forse no, ma il nuovo musical "Cenerentola" di Kay Cannon è così piacevole che siamo contenti di guardare anche questa nuova versione. Il film è disponibile gratuitamente in streaming sulla piattaforma di Prime Video dal 3 settembre. Si tratta infatti di una produzione Amazon, non Disney. Le riprese erano iniziate nel febbraio 2020 e da principio la pellicola era destinata alla distribuzione nelle sale cinema. Poi c'è stata l'interruzione sul set a causa dell'emergenza Covid e infine si è optato per la trasmissione sul piccolo schermo di casa. Eppure ciò nulla toglie all'entusiasmante qualità di cui il film gode.

Il primo tocco di valore è conferito dal suo ottimo cast capeggiato dalla cantante e attrice di origine cubana Camila Cabello nei panni della protagonista. Emerge così, per dire, già il primo elemento di discostamento del musical dalla tradizione disneyana che ha sempre voluto la povera sciagurata bionda ed eterea. In questo film Ella, è questo il nome anagrafico di Cenerella, è una bellezza latina più vicina agli standard della ragazza della porta accanto. Nicholas Galitzine veste i panni del principe Robert, Pierce Brosnan è il re Rowan, Minnie Driver è la regina Beatrice e a sorpresa la famiglia reale conta anche una figlia femmina, la principessa Gwen interpretata da Tallulah Greive. Presta invece il volto alla matrigna Vivien l'attrice Idina Menzel che ricordiamo forse per essere stata Nancy, la rivale in amore di Giselle, nel film "Come d'incanto". Non è inoltre marginale sottolineare soprattutto la scelta di Billy Porter per il ruolo della Fata Madrina, noto attivista della comunità LGBT.

Ovviamente non si ha la pretesa di presentare "Cenerentola" come il capolavoro cinematografico dell'anno. È viva la consapevolezza dei suoi limiti e delle pecche su cui sarebbe stato possibile lavorare meglio. Ad esempio un po' la banalità dei costumi che di solito in questo genere di film fanno sognare. Non è questo il caso perché, sebbene siano belli, sono allo stesso tempo anche trascurabili. Inclusi quelli disegnati dalla protagonista, nonostante si tratti di un'aspirante stilista. Come già detto l'opera è un musical, eppure non eccelle neanche sotto l'aspetto musicale. Le poche canzoni originali sono gradevoli, ma dimenticabili. Le altre sono invece cover con i testi rivisitati di canzoni famose come “Material Girl” di Madonna, “Perfect” di Ed Sheeran e “Let’s Get Loud” di Jennifer Lopez.  Le stesse coreografie non sono particolarmente dinamiche. Le battute scritte nei dialoghi spesso sono scontate, ma si sorride lo stesso per il buonumore trasmesso dai colori e dalla bellezza dell'estetica della fotografia.

Il musical di Kay Cannon resta un film gradevolissimo da guardare, capace di regalare allo spettatore due ore di spensieratezza. La fiaba tradizionale è stata riscritta in chiave pop, come commentano tutti, per essere più attuale e più inclusiva. Sposa molto il politicamente corretto, non per forza un demerito, e resta al passo coi tempi nonostante l'ambientazione classica. Sicuramente la tematica più trattata è quella del girl power. Camila Cabello ci offre una Ella meno passiva e per nulla remissiva, discostandosi dalla tradizione della Cinderella china per terra a lavare i pavimenti con uno straccio. Va detto che anche la matrigna e le sorellastre in questa versione non sono particolarmente cattive. Anzi, in alcune scene sembra quasi che Vivien in fondo ci tenga alla figliastra. Cenerentola qui ha ambizioni da stilista e imprenditrice. È una ragazza audace che caratterialmente ricorda un po' più Belle de "La Bella e la Bestia". Del resto il film non disdegna di strizzare l'occhio ai live-action Disney con piccoli omaggi, come appunto le coreografie nel mercato del villaggio.

A questa Cenerentola il matrimonio non interessa. E a quanto pare al principe non interessa diventare re. Ma, per restare sull'onda del femminismo, è la sorella, la principessa Gwen, ad avere la passione per la politica e il governo. Non è da meno la Regina Beatrice che non tollera di essere trattata senza riguardo da suo marito il Re. Nonostante tutto il musical conserva il romanticismo dell'intramontabile fiaba. Non vengono bandite la cavalleria e le serenate. Cenerentola preferisce essere una donna indipendente, ma il principe non si farebbe problemi a portarla fra le braccia come una fanciulla leggiadra. Forse la morale è che l'emancipazione e la carriera non escludono l'amore e il lieto fine consiste nel ritrovarsi come compagni di vita. Nel film mancano purtroppo le zucche, ma non la magia. Ecco allora che dinnanzi alla millesima versione della storia della principessa con le scarpette di cristallo è ancora possibile emozionarsi e sognare.


Di Valentina Mazzella, pubblicato sul Napolisera.it in data 7 settembre 2021.

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mercoledì 8 settembre 2021

"Il sole a mezzanotte": film banalotto anche per essere solo un teen-movie

 


RECENSIONE - "Il sole a mezzanotte - Midnight Sun" è un film del 2018, non più fresco di sala cinema. In vena di teen-movie, mi sono lasciata corteggiare dal suo trailer che l'algoritmo di YouTube mi ha più volte consigliato. Sebbene fossi scettica, mi sono fatta persuadere dai commenti incredibilmente positivi sotto al video e alla fine ho ceduto. Ho visto il film e già a mezz'ora dall'inizio avevo la conferma di quanto avevo temuto: i feedback erano favorevoli probabilmente per la tenera e immatura età del pubblico. 

L'opera infatti cavalca la scia delle storie d'amore drammatiche in pieno stile "Love Story" e "I passi dell'amore", senza aggiungere assolutamente nulla di nuovo. Senza grinta, senza sapore. Il soggetto, scritto da Eric Kirsten, è il remake di un film giapponese. Non possiamo commentare l'originale, ma la versione americana è sicuramente annegata in un mare di banalità. Piuttosto grave è soprattutto la narrazione inverosimile e romanzata che il film propone di una malattia tremenda come la xeroderma pigmentosum. Non c'è bisogno di essere medici per saperlo. Basta digitare su Google immagine e vedere le foto di vere persone affette da questo male, totalmente distanti anni luce dalla protagonista del film. 

Qualche punto a favore la produzione lo guadagna grazie alla regia di Scott Speer e alle interpretazioni valide del cast. Ma per il resto il film è di fatto noioso. Sarebbe stato più interessante anche approfondire le vicende della migliore amica della protagonista, personaggio con più pepe e potenziale. E invece no. La storia d'amore di per sé è scontata, un continuo déjà vu. La trama non è neanche ravvivata da qualche triangolo amoroso o da dei colpi di scena qua e là. Nella sua prevedibilità la storia non tocca le corde giuste e non riesce nemmeno a far commuovere veramente. Il film risulta eccessivamente trito e delude le aspettative anche nel suo essere semplicemente un film d'amore di intrattenimento per un pubblico di adolescenti. 


Di Valentina Mazzella


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