giovedì 23 marzo 2023

Teatro Mercadante, “Il giardino dei ciliegi” di Anton Čechov in scena con la regia di Rosario Lisma

 


RECENSIONE – “Il giardino dei ciliegi” di Anton Čechov è in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino a domenica 19 marzo 2023. Ne firma l’adattamento e la regia, curati in maniera creativa, Rosario Lisma. La commedia a suo tempo fu l’ultima opera teatrale dell’autore russo prima di morire per tubercolosi nel 1904. La trama trae spunto da alcune vicende biografiche che colpirono Čechov da vicino nella prima giovinezza, lasciando in modo evidente un segno.

Racconta la storia di una famiglia di possidenti costretta a mettere all’asta e poi a lasciare la casa per l’impossibilità di pagare l’ipoteca sulla proprietà. Una bella tenuta affiancata da un meraviglioso giardino di ciliegi (di amareni in lingua originale) che Lopachin, un arricchito discendente di contadini, desidera disboscare per far spazio alla costruzione di una schiera di villette per villeggianti.

Il cast è ridotto a sei personaggi interpretati egregiamente da Milvia Marigliano, Rosario Lisma, Giovanni Franzoni, Eleonora Giovanardi, Tano Mongelli e Dalila Rea. Si aggiunge fuoricampo la voce di Roberto Herlitzka. In particolare Milvia Marigliano ci regala una Ljuba eccelsa: infantile e immatura al punto giusto da lasciarsi trascinare dalle emozioni forti, dall’amore e dalla nostalgia.

Non è forse un caso che gli oggetti della scenografia conservata più a lungo siano esattamente quelli giganti di una camera per bambini. Bastano un armadio, un grande orsacchiotto e dei grossi dadi a rievocare l’innocenza di un passato felice che non c’è più.


“Il giardino dei ciliegi” tratta temi che erano di grande attualità nella Russia a cavallo tra XIX e XX secoloNel 1861 era stata abolito il sistema feudale e questo comportò lo sviluppo di nuove dinamiche economiche e sociali. Da un lato il declino dell’aristocrazia, incapace di conservare i propri privilegi senza più i servi della gleba. Dall’altra l’ascesa avida, determinata e alle volte sleale della nuova borghesia, disposta a tutto per inseguire il proprio riscatto sociale.

Rosario Lisma, però, evidenzia nell’opera anche dell’altro: la contrapposizione tra le generazioni. Gli adulti si lasciano maggiormente travolgere dalla nostalgia dei ricordi, ma i giovani no. La figlia più piccola di Ljuba, Anja, rappresenta la giovinezza e l’entusiasmo con cui custodisce la speranza nell’immaginare il futuro come una nuova avventura. Ed è proprio questo il tasto che rende la commedia ancora intensa da apprezzare oggi e in ogni epoca.


Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 18 marzo 2023.

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venerdì 17 marzo 2023

“Cyrano De Bergerac”: da Modugno a Pinocchio, Arturo Cirillo porta il capolavoro di Rostand al Teatro Mercadante

 


RECENSIONE – “Cyrano De Bergerac” va in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino a domenica 12 marzo. L’adattamento e la regia sono curate dal geniale e frizzante Arturo Cirillo. La scelta del capolavoro di Edmond Rostand è ispirata da un suo prezioso ricordo, quando trentacinque anni fa vide due volte sul palco un musical su Cyrano con le magnifiche musiche di Domenico Modugno. Ha deciso così di rappresentare di nuovo le vicende del poeta suggeritore in una versione nuova, tutta sua: un musical in cui i personaggi indossano costumi di Gianluca Falaschi con piume e paillettes in un tempo indefinito.


Le musiche sono rielaborate da Federico Odling: non mancano alcune di Modugno e altre tratte dalla fiction su Pinocchio di Luigi Comencini, del 1972. Non è un caso. La sceneggiatura a momenti sovrappone, infatti, la storia di Cyrano De Bergerac a quella del burattino di Carlo Collodi, altro personaggio della letteratura celeberrimo per il suo naso. La stessa Rossana veste di azzurro tutto il tempo per alludere alla Fata Turchina, con al seguito la balia chiamata Lumachina. Il fido Raguenau è pronto a rivelarsi il Grillo Parlante.


Arturo Cirillo interpreta il protagonista Cyrano in maniera impeccabile e simpatica. Eccezionale anche la recitazione del resto del cast: Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Valentina Picello, Giulia Trippetta e Giacomo Vigentini. Insieme rappresentano la tragedia di un amore impossibile senza lieto fine per nessuno. L’amore di Cyrano De Bergerac innamorato di sua cugina detta Rossana. La giovane però si invaghisce di un cadetto giovane e bello, Cristiano. Cristiano ricambia il sentimento. Tuttavia non è capace di esporre le struggenti dichiarazione romantiche che Rossana desidera ricevere.


Sarà allora proprio Cyrano a supportarlo nella conquista del cuore di Rossana. Poeta formidabile, scriverà al suo posto delle lettere d’amore. Nell’ombra gli suggerirà parole dolci da decantare sotto al balcone di lei in una delle scene più iconiche della tradizione teatrale. Cyrano aiuta il suo rivale, si mette da parte. Non confessa il suo amore a Rossana a causa del proprio aspetto estetico poco gradevole per un naso eccessivamente grande e sproporzionato. È convinto di essere troppo brutto per essere amato. In questo modo, triste e delicato, Cyrano De Bergerac diventa l’emblema di un eroe perdente


Nonostante tutto, però, resta sempre una persona libera, altruista e orgogliosa della propria dignità. La sua tragedia è amara: interroga il pubblico sul rapporto tra l’essere e l’apparire, sulla superficialità con cui spesso ci inganniamo. Il suo mito è ispirato al personaggio storico Savinien Cyrano De Bergerac, realmente esistito nel Seicento, che fu filosofo, scrittore, drammaturgo, poeta, spadaccino e soldato. Un artista poliedrico che anche in vita fu abbastanza sventurato: Molière gli rubò delle idee per scrivere alcune opere drammaturgiche.


Un uomo che purtroppo la Storia era pronta a dimenticare, a rilegare nell’ombra come il Cyrano che suggeriva a Cristiano. Un uomo che è stato tuttavia salvato dal Teatro che lo ha consegnato all’immortalità del palco e dell’arte. Combinazione vuole anche e soprattutto per merito del suo inconfondibile naso che in vita era stato tanto una disgrazia




Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 9 marzo 2023.


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giovedì 9 marzo 2023

Teatro Mercadante, “Don Chisciotte”: l’iconico eroe folle e una storia di intramontabile attualità



RECENSIONE – Folle, iconico, esilarante. Le avventure di Don Chisciotte della Mancia e del fidato Sancho Panzo non deludono mai. Ammaliano e divertono le generazioni da secoli. Non è stato da meno lo spettacolo “Don Chisciotte” portato in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 15 al 26 febbraio 2023. Francesco Niccolini ha curato l’adattamento dell’inconfondibile romanzo Miguel de Cervantes Saavedra. Roberto Aldorasi, Alessio Boni e Marcello Prayer hanno firmato la regia.

Nei panni del protagonista abbiamo lo stesso Alessio Boni, affiancato dall’attrice turca Serra Yilmaz nel ruolo di Sancho Panzo. Interpretazioni notevoli, ricche dell’ardore e dell’espressività dei due personaggi. Sul palco altrettanti lodevoli sono state le performance di Marcello Prayer, Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari ed Elena Nico. Anche quella di Biagio Iacovelli che ha dato vita al simpatico Ronzinante, il cavallo di Don Chisciotte che spesso sembrava esser vero.

Le scenografie sono essenziali, eppure le scene di Massimo Troncanetti rappresentano in maniera eccezionale i cambi di ambientazione lungo la narrazione. Fondamentale il supporto tecnico delle luci di Davide Scognamiglio e quello delle musiche di Francesco Forni. Francesco Esposito si è, invece, occupato dei costumi. La miscela del tutto proietta il pubblico in un’epoca remota, in una storia dal ritmo serrato, al galoppo come le avventure dei due protagonisti.

Perché Don Chisciotte riscuote ancora tanto successo? Perché merita anche oggi attenzione? Riesce ancora a far ridere? Certo, perché racconta una storia ambientata nel Seicento in cui però ai lettori e agli spettatori è ancora concesso rivedere se stessi. Il protagonista è un lettore accanito di romanzi cavallereschi che a un tratto perde il senno e decide lui stesso di partire all’avventura. Alonso si convince di essere il cavaliere Don Chisciotte della Mancia. Nella follia incontra un contadino, Sancho Panza. Gli promette il governo di un’isola e lo persuade a seguirlo come il suo fido scudiero. I due insieme percorrono così la Spagna.

Durante il viaggio incontrano diversi personaggi che, nell’adattamento di Francesco Niccolini, rispondono con dialoghi influenzati dai diversi dialetti italiani. Vivono situazioni ed equivoci assurdi. Don Chisciotte legge la realtà in maniera deforme. Alcuni sue disavventure sono diventate emblematiche, come la celebre lotta contro i mulini a vento. Tuttavia il cavaliere folle è un puro di cuore. Nelle sue immaginarie battaglie contro la nefandezza, è sempre animato da sentimenti nobili. Il contrasto con il pragmatismo e la concretezza del fidato Sancho – soprattutto quando si parla di denaro – non può non far ridere.

E poi Don Chisciotte è soprattutto un sognatore. È questo il segreto più importante della sua affascinante follia. Dopo secoli è ancora un personaggio cult grazie alla perseveranza sciroccata con cui insegue i suoi sogni, con cui difende i valori in cui crede. Nonostante tutto e tutti. Le sue disavventure possono essere lette in molteplici chiavi e declinazioni. La sua storia si rivela ogni volta di intramontabile attualità. Da qui forse la scelta di donare al pubblico una versione molto fedele alla narrazione del romanzo di De Cervantes. Don Chisciotte è immortale e continua a insegnarci che la cosiddetta “normalità” sia sopravvalutata. Sono i sogni, la fantasia e l’immaginazione a renderci veramente liberi e vivi. 



Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 27 febbraio 2023.

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