domenica 22 ottobre 2023

“Barbie”, lo scintillante live-action tutto rosa più discusso dell’estate

 


RECENSIONE – “Hi, Barbie!”, “Hi, Ken!”: senza ombra di dubbio il tormentone più virale degli ultimi mesi estivi. Naturalmente tutto merito del film “Barbie” di Greta Gerwing, tra i più attesi in questo 2023. Non solo. Anche tra i più chiacchierati. Forse il più criticato e il più osannato al tempo stesso. Ma in fin dei conti si tratta effettivamente di un buon live-action oppure no? La risposta è banale: dipende dalle aspettative. Bisogna entrare in sala nella consapevolezza di star per guardare un prodotto palesemente commerciale il cui principale scopo non è stravolgere la società, ma intrattenere il pubblico. A quel punto si potrà finalmente apprezzare una pellicola leggera, frizzante e divertente che, tuttavia, si rivela capace anche di strizzare l’occhio a tematiche sociali importanti.

“Barbie” è un film eccezionale sotto il profilo tecnico. Il risultato è all’altezza del budget investito. Le citazioni cinematografiche sono deliziose e ben confezionate. La più lampante è quella che omaggia “2001: Odissea nello spazio” (1968) di Stanley Kubrick, mostrata in anteprima anche nel trailer. Le interpretazioni di Margot Robbie nel ruolo di Barbie e quella di Ryan Gosling nei panni di Ken sono state molto calzanti. Ottima anche la performance di America Ferrara (Gloria). L’intero cast è puntellato di nomi importanti e spesso, durante la visione, si rivelano esilaranti alcuni camei importanti come quello di John Cena come Ken Tritone.

Con spensieratezza, “Barbie” si presenta come un live-action adeguatamente rosa per portare sul grande schermo la bambola più iconica della Mattel. La sua fotografia dai colori accesi è meravigliosamente folgorante. Ottimo il montaggio. Notevoli le scenografie, la cura per i dettagli e l’attenzione per i costumi. La sceneggiatura è ricca di riferimenti alla storia dell’azienda Mattel e al suo marketing. Le scene e i dialoghi sono costruiti in maniera efficace, con una considerevole dose di ironia. Il ritmo è scorrevole. Soltanto il finale appare un po’ debole rispetto alle intenzioni iniziali, ma nonostante tutto è una défaillance che si perdona.

Questo perché “Barbie” regala innumerevoli riflessioni sui ruoli di genere, sull’esser donna, sul matriarcato, sul femminismo, sul maschilismo e il patriarcato. Può rivelarsi anche un ottimo film da proporre ad esempio a degli studenti delle scuole medie per aprire un dibattito sugli argomenti trattati, senza proporre pellicole più crude o più aggressive. Ciò che dispiace, tuttavia, è osservare come “Barbie” a sua volta inciampi deragliando quasi verso una guerra tra maschi e femmine. Per rivendicare il legittimo diritto della donna a essere se stessa, ingabbia tutti i Ken negli stereotipi più negativi sugli uomini. Senza esclusione di colpi. Fa eccezione soltanto Alan (Micheal Cera), rivendicato tra l’altro dalla comunità LGBT come potenziale non-binary.

Una rappresentazione che da un lato denuncia una problematica concreta e seria della società. Dall’altra non apporta un vero contributo, non suggerendo spunti per migliorare la società. Non che fosse necessariamente responsabilità del live-action, scontato. Ma sarebbe stato mirabile un messaggio di minore divisione e contrapposizione tra uomini e donne. Forse più banale, ma più sano un invito a un maggiore equilibrio tra i due generi: tra tutte le persone indipendentemente dal genere di appartenenza. Ciononostante “Barbie” resta un film da guardare almeno una volta, anche solo per avere un’opinione in merito e per trascorrere piacevolmente due ore.




Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 7 settembre 2023.


Copyright © 2023 L'albero di limonate by Valentina Mazzella. All rights reserve.

giovedì 19 ottobre 2023

“I CARE. Lettera a una professoressa”, al Teatro Mercadante Ridotto con la compagnia CHILLE DE LA BALANZA


RECENSIONE – Inaspettato, semplice, creativo. Questo weekend (13, 14 e 15 ottobre) il Teatro Mercadante Ridotto di Napoli ha accolto lo spettacolo “I CARE. Lettera a una professoressa”, prodotto dalla Compagnia “CHILLE DE LA BALANZA”. Per la precisione uno spettacolo molto diverso dal solito. Un’esibizione concepita da Claudio Ascoli che compare poi in prima linea sulla scena, affiancato da Sissi Abbondanza e Monica Fabbri. Lo scopo dell’iniziativa era commemorare il centenario della nascita di Don Lorenzo Milani.

La compagnia ha scelto di raccontare Don Milani in maniera anticonvenzionale. Dopo la proiezione di alcune immagini storiche di repertorio in bianco e nero, gli spettatori hanno ascoltato la lettura intensa di alcune pagine di “Lettera a una professoressa”. Non è mancato qualche breve frammento di un’intervista a Pier Paolo Pasolini che commentava il libro di Lorenzo Milani con grande favore.

Poi a un tratto la rappresentazione rompe la quarta parete e degli spettatori vengono coinvolti in prima persona nello spettacolo per ricreare la scuola di Barbiana. Su un tavolo vengono sparsi diversi oggetti e a tutti viene chiesto di sceglierne alcuni insieme. A partire da semplici cose, diventa così possibile narrare aneddoti ed eventi della vita di Don Lorenzo Milani e del suo esperimento pedagogico presso Vicchio del Mugello, un piccolo borgo sperduto tra i monti della diocesi di Firenze.

L’esibizione scardina il modello tradizionale e diventa dialogo con il pubblico. Insieme si ripercorre l’incredibile esperienza educativa che Don Lorenzo Milani propose tra il 1954 e il 1967 contro lo sconcerto di molti. Raccolse dei giovani scolari di montagna, di umile origine e con evidenti svantaggi culturali rispetto ai coetanei di città e ai figli della buona borghesia. Realizzò una scuola in cui i programmi erano condiviso dal maestro e dagli allievi. Un luogo che non respingeva nessuno, con una didattica votata ad aiutare soprattutto gli ultimi. Una scuola che non fosse come “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Il tutto sintetizzato nel perfetto motto inglese “I care”, ossia “Mi importa”.

Un’eredità quella di Don Lorenzo Milani sulla quale è ancora oggi fondamentale e fruttuoso riflettere. Sebbene oggi l’esperienza di Barbiana non sia replicabile, il suo racconto ci consegna comunque una preziosa pedagogia costruita sull’accoglienza. Ci offre un prototipo di scuola più attenta ai bisogni e alle potenzialità di ciascun alunno. Soprattutto un’educazione incentrata su delle relazioni umane autentiche e scevre di discriminazioni.

Musiche originali di Alessio Rinaldi. Creazione video di Francesco Ritondale. Luci di Teresa Palminiello. Suoni di Francesco Lascialfari.



Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 16 settembre 2023.


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giovedì 12 ottobre 2023

"Jeanne Du Barry – La favorita del re”: con Johnny Depp, il film sull’ultima amante di Luigi XV

RECENSIONE – “Jeanne Du Barry – La favorita del re” di Maïwenn è il film perfetto per chi ama le rappresentazioni storiche e il cinema in costume. Nonostante le inevitabili imprecisioni storiche richieste dal minutaggio e dalle esigenze sceniche, la sceneggiatura è abbastanza fedele alla verità storica. La regia di Maïwenn regala una fotografia dall’estetica deliziosa, con i colori accesi e vivaci. Non disdegna giochi di luce e ombre al lume di candela sulla scia di Kubrick, dando un lievissimo tocco caravaggesco ad alcune inquadrature.

La sceneggiatura è scritta senza sbavature. Riabilita la reputazione della seconda e più famosa cortigiana preferita di Luigi XV: Marie-Jeanne Bécu, contessa Du Barry. Per secoli la sua immagine è stata tramandata come quella dell’astuta arrampicatrice sociale che riuscì a sedurre il sovrano di Francia con avidità e calcolo. “La favorita del re” restituisce, invece, la vicenda di una giovane donna dalle origini infelici, una donna del popolo che riesce a entrare nelle grazie di Luigi XV grazie ai suoi modi sinceri, schietti e anticonvenzionali.

Maïwenn, nei panni della stessa Contessa Du Barry, è seducente, ammiccante. Al tempo stesso è capace con lo sguardo di svelare la profonda solitudine e tristezza di una protagonista solo apparentemente forte. La sua ottima recitazione offre al pubblico una donna sfacciata, ma ricca di fragilità. Soprattutto non pronta a farsi imbrigliare dalle etichette di corte. Per Johnny Depp è stata, invece, l’occasione per tornare sul grande schermo dopo la travagliata vicenda giuridica con l’ex moglie. Un ritorno di tutto rispetto nel ruolo di Luigi XV, sebbene il sovrano di Francia non sia un personaggio abbastanza eclettico per valorizzare le celeberrime doti attoriali di Depp che forse dà realmente soddisfazione soltanto nelle scene della vestizione al mattino.

“La favorita del re” è un film-bomboniera, adorabile sotto diversi punti di vista. Una pellicola che immortala una figura storica audace, nota per la sua scaltrezza. Ne rivela i retroscena: le paure e gli sconforti. Maïwenn fa trasparire quanto non era stato mostrato in altre rappresentazioni del passato. Per esempio né con la cattiva Madame Du Barry di “Lady Oscar” e né con la versione un po’ dark di Asia Argento interpretata in “Maria Antonietta" di Sofia Coppola nel 2005. Il tutto servito con riprese mozzafiato presso l’incantevole Versailles. I meravigliosi saloni e giardini della illustre location, gli abiti, le acconciature, le musiche: ogni dettaglio aiuta lo spettatore a immergersi nello sfarzo della Gabbia d’Oro, quando ancora la Rivoluzione francese non era nemmeno un evento immaginabile.



Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 13 settembre 2023.


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lunedì 9 ottobre 2023

“Oppenheimer” di Christopher Nolan: è sopravvalutato o è il film dell’anno?


RECENSIONE – Decantato per mesi dalla critica e dal pubblico, “Oppenheimer” di Christopher Nolan è indubbiamente un film eccellente sotto innumerevoli profili. Dal punto di vista tecnico è naturalmente un gioiello: la regia, la fotografia, il montaggio, il reparto costumi… La sceneggiatura è scritta senza sbavature. I dialoghi sono studiati nei minimi particolari. Gli effetti speciali dell’esplosione sono stati realizzati in maniera volutamente analogica, rinunciando al digitale per amore della resa artistica. Il cast con Cillian Murphy, Emily Blunt, Robert Downey Jr. e Matt Damon in testa è senza ombra di dubbio di notevole spessore.

Tuttavia alcune remore non possono fare a meno di sorgere. Nonostante tutte le incontestabili qualità elencate fin qui, “Oppenheimer” è davvero il film dell’anno o addirittura del decennio come in moltissimi lo osannano? Indubbiamente la pubblicità e i media hanno contribuito ad alzare le aspettative del pubblico. Anche di coloro che magari non amano il genere. Senza contare che per alcuni aspetti Nolan sceglie di inserire scene volutamente un po’ pretenziose. Abbracciando un momento storico e una vicenda umana ricca di risvolti, la trama rischia spesso di essere vischiosa.

Il merito più grande di “Oppenheimer” è quello di aver spronato la curiosità di tanti, avvicinando il grande pubblico a un fatto storico che spesso occupa una lettura un po’ marginale nella narrazione del Novecento. Soprattutto non è il solito film filo-americano che prova a tutti i costi a riabilitare un personaggio storico soltanto perché il protagonista della pellicola. Le tre ore di proiezione sono impregnate di annunciata angoscia con un’interpretazione del passato che possiamo giudicare intellettualmente onesta. Regalano riflessioni sul progresso scientifico, sull’etica e sull’industria bellica. Forse “Oppenheimer” è un film non propriamente “iconico”, ma ugualmente incredibile per i suoi molti pregi.


Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 30 settembre 2023.


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