martedì 14 gennaio 2020

"Poesie da bagno" - racconto breve



"Ho iniziato a scrivere poesie! Ti rendi conto?".
"Per lui?".
"Sì! Esattamente!".
"Perbacco!" commenta Martine seduta spaparanzata dietro la sua scrivania in legno pregiato. Spegne con attenzione una sigaretta in un posacenere di alabastro verde e si sporge in avanti per controllare che il mozzicone si sia spento per davvero. Le dà fastidio quando i resti delle sigarette conservano una microscopica scintilla che rilascia ancora fumo. Aguzza gli occhi fino a farli diventare due fessure. Probabilmente è miope, dovrebbe indossare gli occhiali e al momento non ha le lenti a contatto.
"E non è che le stia scrivendo come ci si aspetterebbe convenzionalmente! Non so, ad esempio in campagna seduta romanticamente all'ombra di un albero, contemplando l'orizzonte con un cappello di paglia in testa, mentre gli uccellini cantano e io vengo rapita dai miei pensieri...".
"Sì sì, abbiamo capito. Molto idillio. Molto Ottocento. Molto romantico. Molto stereotipo" la interrompe bruscamente Martine seguendo con lo sguardo il volo di una mosca che la infastidisce con insistenza.
"Già".
"E come allora? Parla pure. Io ti ascolto" replica Martine sventolando una mano impreziosita da anelli con grosse pietre di valore.
"Beh... Mi vergogno quasi a dirlo: in bagno! Scrivo poesie nel cesso, capisci? Seduta sulla tazza, di notte!".
“Uuuuh! Eccezionale! Questo invece fa molto Novecento! Alla gente piace!" commenta entusiasta Martine. Sbatte rumorosamente e ripetutamente una mano sulla scrivania in preda a un'improvvisa euforia. "Ai lettori piacciono gli autori borderline! Più sembri matto, più ti credono un genio! E più ti leggono! Sai, li fa sentire... 'intelligenti'! Possono vantare gusti letterari sofisticati così!".
"Dici sul serio?".
"Sicuro! E secondo te ho l'aria di una che sta scherzando?" risponde Martine battendo forte le mani ed emettendo un gridolino di gioia.
"Non saprei...".
"Poesie scritte nel bagno... Perbacco! E dimmi dimmi: sono poesie d'amore?".
"Sì, non sono destinate a lui, ma parlano di lui...".
"Perbacco! Perbacco!" delira di gioia Martine. Si alza in piedi, va alla finestra in un tripudio di tintinnii di braccialetti e guarda fuori con gli occhi che le brillano.
"Poesie scritte nel cesso...".
"Aaaaaah! Smettila! Ti ho detto che è meraviglioso! Le cose strane hanno successo! Guarda questo racconto ad esempio!" esordisce Martine piroettando per la stanza con passetti leggeri.
"Quale racconto?".
"Quello in cui stiamo vivendo, mi sembra ovvio!" risponde Martine con noncuranza. Con un'espressione sognante sul viso, apre e chiude il pugno della mano destra per osservare compiaciuta le proprie unghie abbellite da una recente fiammante manicure. 
"Perché? Siamo in un racconto?".
"Ma certo che sì, sciocchina!" la pungola Martine con un sorriso a trentadue denti.
"Non me ne ero accorta...".
"E adesso lo sai! Piuttosto... le poesie le scrivi mentre fai la cacca?".
"No no... Sulla tazza sono solo seduta, ma non faccio nulla. È che nel cesso sono più meditativa...". 
"Capisco capisco! Peccato..." commenta Martine mordendosi il labbro inferiore, per un istante assorta in chissà quale pensiero. 
"Ma si può scrivere la parola 'cacca' in un racconto?".
"E perché no? Sciocchina proprio sei... Mal che vada ti avvali della scusa dell'esercizio di scrittura, della licenza poetica e ogni corbelleria ti viene concessa!" ridacchia Martine tornando a sedersi dietro la scrivania in legno pregiato.
"Adesso che ci penso... Tu chi sei?".
"Ma come chi sono? Non mi riconosci? Così mi fai dispiacere però! Sono Martine! Mi sembra ovvio!".
"Martine?".
"Sì, Martine! Sono un personaggio di quel libro che leggesti mesi fa. Ti piacqui così tanto! Non ricordi?".
"Aaaah! 'Quella' Martine! Ora ho capito!".
"Ne sono contenta" commenta Martine che nel frattempo si appresta a ordinare frettolosamente alcune carte sparse sulla scrivania. "Adesso però è meglio che tu vada".
"E dove devo andare?".
"Non lo so. Dove vuoi" risponde Martine. "Vai a fare qualcosa di frivolo, vai dal parrucchiere, salta in un altro foglio... Ma non puoi restare qui in questo racconto".
"Perché no?".
"Se restassi in questo racconto, impazziresti! Non ti fa bene! Vai, su! Non ti far cacciare, buon viaggio!".

Racconto di Valentina Mazzella


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