"Posso aiutarti io?".
Con una penna cerco di districare un indicibile ammasso di nodi. Impresa ardua. Soprattutto con uno strumento così poco funzionale. I capelli sono tutti attorcigliati.
"Per caso hai un pettine?".
"No, ma se vuoi posso provare io a...".
Ho la fronte corrugata e il naso arricciato. Con le dita cerco di sgrovigliare i capelli dove la penna ha fallito. Ho già cercato in borsa: non c'è ombra di alcun pettine.
"Posso pettinarti io?" chiede la ragazza bionda. È seduta sulla panca e indossa una felpa scura con una stampa blu sul petto.
Sono in piedi dinnanzi a lei. La osservo. Con un sospiro di frustrazione, mi arrendo. Divarico le gambe e mi siedo a cavalcioni sulla panca, davanti a lei. Le do le spalle. Sento le sue dita delicate affondare nei miei capelli. All'inizio le mani studiano la posizione dei nodi e la loro forza.
Accanto alla ragazza è seduto un giovane taciturno. Ha lo sguardo basso e sta sulle sue. Fino a quel momento ci siamo ignorati.
"Ho bisogno di un pettine" ripeto nervosa.
Sono molto impaziente e potrei decidere di andare via da un momento all'altro. Ad un tratto però vedo una donna avvicinarsi a me e alla ragazza bionda. La riconosco. Ha in mano uno scatolino blu. Uno scatolino dalla forma inconfondibile, di quelli che possono contenere solo un anello.
"È per te, da parte di tutti noi. Per il tuo compleanno" mi dice.
Il giovane taciturno spezza inaspettatamente il voto di silenzio. "Perché hai detto 'da parte di tutti noi'?" protesta.
Non ho voglia di ascoltare polemiche inutili. Sono anche piuttosto imbarazzata. Non so come comportarmi, cosa dire. Mormoro poche parole di circostanza.
Ringrazio: "Non dovevate, non c'era bisogno... grazie...".
La ragazza bionda mi invita ad aprire lo scatolino. Guardo lei e la donna. Esito. Sorrido. Acconsento. Con gesti molto lenti, apro la scatola e vedo con stupore di gradimento un anellino sobrio, elegante. È un anello di fidanzamento? Qualcuno dovrebbe infilarlo al mio dito? Non so rispondere. Decido di non toccarlo, di non provarlo.
Alzo lo sguardo per osservare la donna. È in attesa di una mia reazione. Studia il mio viso per capire se io abbia davvero gradito il regalo.
La ragazza bionda si alza e si allontana con la donna.
Avviene tutto silenziosamente. In un baleno. Rimango seduta sulla panca, con lo scatolino in mano. È aperto. Fisso l'anello.
Il giovane taciturno è lì accanto. Un'espressione spenta sul volto. Gli occhi puntati sul pavimento, le palpebre pesanti. Biascica di nuovo poche parole: "L'ho comprato con papà".
Non capisco il senso di quella frase.
"I soldi... Per i soldi, ho chiesto qualcosa a papà" spiega. Forse ha indovinato il mio interrogativo. Spesso so essere molto espressiva. Lui però non alza lo sguardo.
Poso di nuovo gli occhi sull'anello. Non so se attendere che lui dica altro, se aspettare che voglia mettermelo al dito o se sia meglio chiudere la scatolina. Poi mi accorgo di un bigliettino. Sull'anello. Prima non c'era. Ne sono sicura. Provo a leggere quel che c'è scritto sopra, ma vedo solo uno sgorbio. Non riesco. Non ho gli occhiali con me. Non saprò mai cosa ci sia scritto.
Racconto breve di Valentina Mazzella
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