RECENSIONE - Se qualcuno avesse voglia di una lettura breve e sfiziosa, sicuramente dare un'occhiata a "Le memorie di un pazzo" di Nikolaj Vasil'evič Gogol' potrebbe rivelarsi un'ottima soluzione. È un racconto lungo pubblicato per la prima volta nel 1835 nella raccolta "Arabeschi" e poi nel 1842 all'interno della raccolta successiva e selezionata nota col titolo "Racconti di Pietroburgo".
La narrazione è un esempio di realismo fantastico. La storia è scritta in prima persona come si trattasse di un diario e racconta la graduale perdita di lucidità e raziocinio del protagonista. Aksentij Ivanovič Popriščin è infatti un semplice consigliere titolare insoddisfatto del proprio lavoro, della propria vita e della propria condizione sociale. Tormentato da innumerevoli complessi di inferiorità, inizierà poco alla volta a mostrare segnali di squilibrio mentale. Innamorato, senza essere corrisposto, della figlia del suo capoufficio, Aksentij Ivanovič Popriščin si convincerà di riuscire a parlare con la cagnetta della ragazza, Maggie, fino a plocamarsi infine il Re di Spagna con il nome di Ferdinando VIII.
Una storia di assurdo delirio di cui Gogol' si serve per rappresentare su carta tutta la mediocrità del genere umano. Dà libero sfogo alla sua fantasia per creare un realismo che è gioiello della letteratura russa. Un realismo che coniuga una certa vena di comicità con il racconto e la denuncia severa di un'amarezza che avvelena veramente la realtà di tutti i giorni.
Recensione di Valentina Mazzella
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