sabato 25 dicembre 2021

"Mare fuori 2": grande successo per la seconda stagione della serie-tv in cui il mare grida speranza e riscatto



RECENSIONE - La posta in gioco era alta. Non era semplice o scontato soddisfare le aspettative create nel pubblico dopo la prima stagione. Eppure la fiction  "Mare Fuori 2" è riuscita perfettamente nell'impresa. I dodici episodi andati in onda il mercoledì sera su RaiDue nelle ultime sei settimane hanno riscosso incredibile successo. La serie - come i più già sanno - racconta delle vicende ambientate presso l’Istituto di Pena Minorile di Napoli in cui sono detenuti ragazzi e ragazze che hanno commesso dei reati prima del raggiungimento della maggiore età. Le trame non si fossilizzano esclusivamente sul problema della criminalità minorile da strada e su quello delle influenze territoriali della camorra. La sceneggiatura racconta anche della violenza domestica in famiglia, dello stalking, delle relazioni tossiche, dell'abuso sessuale, dei rapporti conflittuali fra genitori e figli, del bullismo e altro ancora.

Gran parte dei personaggi sono noti agli spettatori già dalla prima serie, ma non è mancata l'introduzione di nuovi volti per rivitalizzare le storylines. Eccellente il lavoro di tutto il cast che ha visto confermati i vecchi nomi: Carolina Crescentini, Carmine Recano, Valentina Romani, Nicolas Maupas, Massimiliano Caiazzo, Ar Tem, Matteo Paolillo, Serena De Ferrari, Domenico Cuomo, Antonio Orefice, Nicolò Galasso, Ludovica Coscioni. A questi sono stati aggiunti Filippo Soave nei panni di Sasà e Kyshan Clare come Kubra. Notevole le interpretazioni di ciascuno, ma magistrale in particolare quella di Massimiliano Caiazzo nel regalare al pubblico un Carmine allo stesso tempo devastato dal dolore e accecato dalla rabbia. Mirabile la scelta degli autori di approfondire il passato di tutti quei personaggi che nel corso della prima stagione erano rimasti un po' ai margini delle storie per dare più spazio ai protagonisti. È il caso di Totò e Tano o' Pirucchio che sono stati la vera rivelazione della stagione, fulcro chiave, ma anche della cara Silvia, l'estroversa amica di Naditza. Non sono mancati dei flashback per raccontare il percorso di vita degli stessi educatori (Lino, Beppe e Liz) conferendo loro maggiore spessore.

E poi il mare. 'O mar. 'O mar for. Il mare fuori le sbarre di Nisida. Indiscusso protagonista di tutta l'opera. L'immenso mare partenopeo che ha potere catartico ed è, per i giovani detenuti, il simbolo di speranza e possibilità di riscatto. Sullo sfondo meravigliose panoramiche della città che immortalano la bellezza di Napoli sullo schermo come su una tela. Merito della lodevole regia di Ivan Silvestrini Milena Cocozza che hanno guidato la fiction (prodotta da RaiFiction e Picomedia) verso un finale letteralmente "con il botto". Cosa ci si riserverà dunque la terza stagione che, a quanto pare, è stata ufficialmente confermata? Sicuramente ci saranno nuovi sviluppi psicologici per i ragazzi e non solo: nuove vendette, nuovi intrighi, nuovi amori, nuovi drammi. L'ultimo episodio (seguono piccole anticipazioni) ha lasciato aperte diverse porte, sollevando molti interrogativi. Ciò che possiamo immaginare è che il fantasma di Ciro continuerà ad aleggiare anche sugli avvenimenti della terza serie. Lo dimostra l'introduzione nel penitenziario della sfacciata Rosa Ricci (Maria Esposito), sorella di Ciro, che di certo smuoverà parecchio le acque. Il che non guasterà poiché, nonostante gli innumerevoli pregi, il rischio di inciampare in soggetti ripetitivi è sempre dietro l'angolo.

Come anche è vero che alcuni personaggi hanno purtroppo perso un po' di patina. Ad esempio Viola, ormai usata esclusivamente come noioso espediente narrativo per scuotere alcune situazioni con la sua cattiveria gratuita, senza neanche un vero tornaconto personale. Pertanto ben venga l'arrivo di nuovi personaggi e nuovi spunti per arricchire una fiction che regala colpi di scena, conversioni e nuovi reati inaspettati. Interessante è il lampante parallelismo fra Cardiotrap e la figura di Liberato, celeberrimo cantante trap partenopeo senza volto su cui a lungo si è vociferato fosse proprio un giovane detenuto di Nisida. E a tal proposito apriamo una breve parentesi sulle musiche della fiction curate da Stefano Lentini e Riaz che, come lo scorso anno, si rivelano essere una sorprendente hype.
"Mare Fuori 2" si presenta ancora una volta come un prodotto di eccellenza, una serie-tv di formazione, che approfitta della narrazione filmica per lanciare messaggi pedagogici preziosi. Per raccontare il carcere non solo come un luogo di punizione, ma anche e soprattutto - per citare Carolina Crescentini in una sua intervista - come "un luogo di trasformazione". L'Istituto di Pena Minorile ha in primis lo scopo di aiutare i ragazzi a comprendere i propri errori e poi a voltare pagina. Emblematiche infatti nella stagione due scene: una in cui Pino lascia scappare degli uccellini dalle loro gabbie e l'altra in cui Cardiotrap lancia in mare una pistola affinché più nessuno possa usarla. "Mare Fuori 2" è in conclusione proprio questo: un grande grido che urla al pubblico che tutti hanno delle alternative nella vita. Solo che alle volte bisogna insistere per mostrare a chi è perduto le strade dell'amore, dell'onestà e del perdono che sono più impervie di quel che si crede. E questo perché richiedono il vero coraggio dell'essere umano. 

Di Valentina Mazzella, pubblicato sul Napolisera.it in data 23 dicembre 2021.

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venerdì 24 dicembre 2021

"Blanca": la serie-tv sulla poliziotta cieca che "non ha paura del buio"



RECENSIONE - Una delle rivelazioni più piacevoli del palinsesto di RaiUno delle ultime settimane? Sicuramente la fiction italiana "Blanca" andata in onda in sei episodi fino a ieri sera e - per chi desiderasse recuperarla - disponibile sulla piattaforma di RaiPlay in streaming. Accolta con grande favore dal pubblico televisivo, la serie è liberamente tratta dagli accattivanti romanzi di Patrizia Rinaldi. È stata prodotta in comunione da Lux Vide e da Rai Fiction e potrebbe vendersi tranquillamente al mercato spagnolo o francese. La sua primissima presentazione ha avuto luogo, in anteprima, in occasione della "Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia" lo scorso settembre 2021.

La storia racconta delle vicissitudini di Blanca Ferrando, una giovane consulente specializzata nel décodage di file audio. Nonostante sia cieca, Blanca viene assunta come stagista per sette mesi presso il commissariato di Genova. In un primo momento i colleghi e i superiori non hanno molta considerazione per le sue intuizioni, soprattutto a causa della sua disabilità. Tuttavia, in ogni episodio, Blanca accoglie la sfida e dà loro modo di ricredersi, dimostrando forza e determinazione nell'indagare e risolvere ogni caso. Blanca infatti è "una tosta", per dirlo in gergo, e, come ricorda a se stessa, "non ha paura del buio". Innumerevoli flashback rivelano allo spettatore il passato della ragazza, gli eventi che l'hanno portata a crescere e a rafforzarsi. In particolar modo l'incendio che le ha portato via la vista e la sorella maggiore Bea quando aveva appena dodici anni. Non manca inoltre un triangolo amoroso che permette al genere crime e poliziesco di mescolarsi con gli ingredienti elementari delle tradizionali fiction romantiche. Ciò permette di alleggerire le trame pur conservando il ritmo della narrazione e la suspense dei misteri da svelare.

I dialoghi sono ben scritti, spesso divertenti e infarciti della giusta dose di ironia e sarcasmo. I riferimenti alla cultura pop, fra una battuta e l'altra, sono molteplici, specialmente se a parlare è il Commissario Mauro Bacigalupo (il simpaticissimo Enzo Paci). Ogni volta che si affronta il tema della disabilità di Blanca, non si scivola mai nell'abilismo: pregio non da poco. Del resto, nonostante la serie racconti anche il dramma vissuto dalla protagonista nel perdere la vista, la cecità non viene giudicata esclusivamente come un ostacolo. Blanca si impone di "ballare sempre sotto la pioggia" (sia metaforicamente che letteralmente) e di ricavare dalla sua condizione delle nuove opportunità, sviluppando ad esempio al meglio gli altri sensi. Ovviamente è scontato sottolineare che in diversi momenti le capacità di Blanca appaiono quasi inverosimili, da supereroina. Il pubblico pena e si angoscia ogni qual volta questa stagista tutto pepe va a ficcare il naso in situazioni veramente troppo pericolose per una non vedente accompagnata a stento dal suo fedele bulldog americano, Linneo. Tuttavia si ha la consapevolezza di star guardando un'opera di finzione e la si apprezza lo stesso, anche quando Blanca diventa una Sherlock Holmes 2.0 con le sue incredibili deduzioni.

Un riconoscimento speciale va assolutamente alla regia di Jan Maria Michelini e di Giacomo Martelli che hanno deciso di mettersi in gioco e di regalare di frequente anche la singolare prospettiva della stessa Blanca nel percepire il mondo inghiottito dall'oscurità e delineato unicamente dai suoni e dagli odori. Magistrali il montaggio sperimentale di Alessio Doglione e Danilo Perticara e la fotografia di Alessandro Pesci.  In "Blanca" nulla è lasciato al caso. Tutto è perfettamente curato. Le musiche in ogni puntata sono capaci di caricare l'adrenalina nelle scene più opportune. Le panoramiche di Genova offrono agli spettatori una città meravigliosa, purtroppo non sfruttata adeguatamente dal cinema. Le scenografie e gli arredi dei set sono sempre ricchi di dettagli. Particolare è, nella maggior parte dei casi, anche la scelta dei costumi, in particolare quando si tratta della stessa Blanca il cui stile nel vestire, super colorato e stilizzato, spesso ricorda l'abbigliamento di un personaggio dei fumetti. Oppure si pensi al look della piccola Lucia (l'adorabile e talentuosa Sara Ciocca) che con il suo caschetto moro ci ricorda inevitabilmente una giovanissima Natalie Portman quando nel 1994 interpretava Mathilda nel film "León".

Sarà Ciocca. 


 
Natalie Portman in "León".

Dulcis in fundo i più sentiti complimenti al cast, a partire naturalmente dalla superba interpretazione di Maria Chiara Giannetta nel ruolo di BlancaGiuseppe Zeno, attore veterano di fiction, era il volto perfetto per vestire i panni di Michele Liguori, collega è fiamma di Blanca. Non da meno sono la performance recitativa di Pierpaolo Spollon che nella serie è Nanni, il cuoco rivale in amore di Liguori, e quella della già citata Sara Ciocca (Lucia Ottonello) che, nonostante la giovanissima età, domina egregiamente la scena. Per realizzare "Blanca" la produzione si è avvalsa dalla consulenza di Andrea Bocelli. Inoltre la serie è stata realizzata interamente in olofonia, ossia una particolare tecnica di registrazione del suono che permette la riproduzione in maniera similare a come viene percepito dall’orecchio umano. Insomma, "Blanca" è un prodotto veramente meticoloso che intrattiene e appassiona il pubblico in queste fredde sere di dicembre. Non si hanno dunque motivi per non sperare e attendere una nuova intrigante stagione per l'anno venturo.


Di Valentina Mazzella, pubblicato sul Napolisera.it in data 22 dicembre 2021.

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lunedì 6 dicembre 2021

"Carla": il film omaggio all'ineguagliabile Fracci su Rai Uno

 


RECENSIONE - L'omaggio cinematografico all'iconica e inarrivabile Carla Fracci - il biopic curato dalla regia di Emanuele Imbucci - è stato abbastanza elegante e leggiadro quanto la ballerina di cui si accinge a raccontare la vita? Una bella fetta della critica sostiene che il film "Carla" (2021) non sia stato all'altezza delle aspettative e non abbia reso giustizia alla genialità dell'artista. Sembrerebbe irremovibile, nonostante la produzione abbia ricevuto addirittura la benedizione della stessa Fracci in persona prima del suo addio avvenuto lo scorso maggio.
 

L'opera è figlia di una co-produzione Rai Fiction-Anele, realizzata con il patrocinio della Regione Lombardia, il contributo del Comune di Orvieto e con il contributo del MIC- Ministero della Cultura - Direzione generale Cinema e audiovisivo. Il film è stato distribuito in anteprima nelle sale già dall'8 al 10 novembre 2021, ma ieri sera - 5 dicembre - è stato trasmesso su Rai Uno raggiungendo il grande pubblico a casa che - diversamente dalla critica - sembra di aver gradito molto di buon grado il prodotto. In particolar modo l'interpretazione di Alessandra Mastronardi nei panni della protagonista a cui era stato invece recriminato di non essere abbastanza a suo agio nel ruolo. Eppure sul piccolo schermo la Mastronardi è apparsa incredibilmente somigliante alla Fracci nell'estetica, nelle espressioni e nelle movenze. Sicuramente anche merito di un notevole lavoro dietro le quinte che ha investito su ottime scelte in materia di trucco, stile e costumi. Nello specifico anche grazie a una predilezione per i vestiti bianchi e candidi ricorrenti nelle apparizioni della mitica ètoile. Non essendo Alessandra Mastronardi una vera ballerina de La Scala, il montaggio ha optato per un collage di immagini nelle sequenze in cui Carla danza per non rivelare, ovviamente, che i piedi fossero in realtà quelli di una professionista. Non è mancato chi avrebbe preferito una ballerina-attrice, magari un volto nuovo, per esaltare di più in quelle scene la grandezza delle potenzialità della Fracci sulle punte, mostrando la figura per intero in maniera nitida.

 

La trama è liberamente ispirata dall'autobiografia intitolata "Passo dopo passo. La mia storia" pubblicata dalla Mondadori nel 2013. Si raccontano gli eventi non in ordine banalmente cronologico. Si mostra un presente in cui per sfida l'étoile ha solo cinque giorni a disposizione per imparare una coreografia e tornare sul palco dopo un anno di pausa dal parto. Il presente si alterna alle vicissitudini attraversate dalla figlia di un semplice tramviere, Carlina, per diventare la prima ballerina de La Scala di Milano, appunto Carla Fracci. Il teatro è stato una scenografia di valore molto frequente nel film. La narrazione è arricchita in realtà anche di personaggi inventati, come l'amica Ginevra Andegari. Ciononostante non disdegna di essere veritiera per tanti altri aspetti. Del resto la produzione si è avvalsa delle preziosissime consulenze della stessa Carla Fracci, del marito Beppe Menegatti e di Luisa Graziadei. Non mancano anche filmati di repertorio degli archivi storici della Rai in cui compare una vera Carla giovanissima ballare. Rifacendosi al simbolismo della libellula, il film desiderava protendersi verso l'alto. Essere sempre in movimento, ma con fermezza ed eleganza.

 

"Carla" si rivela una visione godibile che restituisce agli spettatori l'immagine di un'artista instancabile, tenace, incredibilmente seria e dura con se stessa e il proprio lavoro. Un talento smisurato che "non si crogiola sugli allori" e si impegna per inseguire con forza la propria passione. Tuttavia viene anche evocato il ritratto di una ragazza umile di origini modeste che non è mai diventata arrogante. Il profilo di una donna legata ai suoi genitori, all'uomo di cui è innamorata e al suo sogno di maternità a cui non rinuncia e che rivendica senza esitazione come un diritto da conciliare con la carriera. Ma soprattutto ci regala il ricordo della ballerina per eccellenza per la quale danzare era in fin dei conti proprio come respirare: irrinunciabile.




Di Valentina Mazzella, pubblicato sul Napolisera.it in data 6 dicembre 2021.


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