martedì 31 maggio 2022

Alla ricerca di Jane - racconto integrale

 

Quadro di Joseph Lorusso.
         Quadro di Joseph Lorusso.


Ero diventato come una di quelle mosche pazze che rimbalzano da un angolo all'altro della stanza con un volo impreciso. Non potevo sopportare il peso di non sapere dove Jane fosse finita. Misi a soqquadro tutta Chicago per riuscire a ritrovarla. Mi servirono quattro giorni. Telefonai a diversi alberghi e chiesi in giro tra le sue compagne del collage. Percorsi in auto tutte le strade principali della città e ridussi in fiamme la linea del centralino locale. Furono ore di ansia, preoccupazione e paura. Sui marciapiedi ogni donna mingherlina che camminava dandomi le spalle poteva essere lei. Poi finalmente scoprii il nascondiglio di quella matta. Riuscii a estorcere l'informazione a Sarah, una sua amica di infanzia. 

"Non dovrei dirtelo. Mi sembra di tradirla, anche se è per il suo bene. Puoi trovarla qui". 

Quando ascoltai l'indirizzo attraverso la cornetta, non riuscii a trattenermi: "Ma è una bettola! Conosco quel postaccio!". 

"Joseph, dove pretendevi che andasse senza un soldo?". Sarah aveva ragione, ma ero lo stesso sconvolto. Non mi rassicurava per nulla sapere che Jane, con un bambino in grembo, soggiornasse in un posto di così dubbia fama in città. Non persi tempo e mi precipitai sul posto. 

Quando misi piede nel bar della pensione, di certo non mi aspettavo di vederla subito lì seduta al bancone. La mia povera Jane, con i capelli castani che le cascavano sulle spalle. Indossava un vestito di velluto verde dalle maniche a sbuffo. Si vedeva lontano da un miglio che era troppo elegante per stare lì. Mi avvicinai di soppiatto. Lei si voltò lo stesso di scatto. Sembrava davvero uno di quegli animali stanati dai bracconieri. Quando mi vide, non sussultò nemmeno. Mi fissò solo con uno sguardo carico di tristezza. Tra le mani stringeva un bicchiere di whisky.

"Jane..." farfugliai.

"Joseph... Sapevo che saresti venuto. Sarah non è riuscita a trattenersi e mi ha avvisata".

"Ma che fai? Bevi? Non dovresti...".

"La mamma ti ha detto proprio tutto, eh?".

"Sì, mi ha scritto. Quando ho saputo, sono corso subito qui da New York". 

"Non dovevi farlo..." mormorò Jane con gli occhi spenti posati sul bicchiere. Stava trattenendo le lacrime.

"Avrei dovuto lasciare mia sorella per strada?". 

"Sono una poco di buono, no? Anzi, papà ha usato parole più forti quando mi ha buttata fuori di casa...". 

Non avevo voglia di litigare. La conoscevo bene. Adesso stava provando a fingersi forte, ma dentro di sé era come una bambina molto impaurita con tanta voglia di piangere. Ne ero certo. Con un gesto deciso le tolsi il bicchiere di whisky dalle mani e l'abbracciai. Jane non oppose resistenza. Appoggiò il capo contro il mio petto; chiuse gli occhi. Era esausta. Posai un braccio attorno alle sue spalle. "Verrai a vivere da me a New York. Questo bimbo non avrà un padre, ma avrà uno zio. Penserò io a te, non ti preoccupare" la rassicurai, mentre con lo sguardo osservavo nuovi avventori entrare nel locale.



Racconto breve di Valentina Mazzella.


Copyright © 2022 L'albero di limonate by Valentina Mazzella. All rights reserved.

domenica 29 maggio 2022

Alla ricerca di Jane - racconto breve

Quadro di Joseph Lorusso.


Il seguente testo, il 26 maggio 2022, si è classificato tra i racconti più belli al contest della rubrica "Una storia da raccontare" della scrittrice e docente di scrittura creativa Elena Salem che sui social gestisce il progetto "Il piacere di raccontare". Il contenuto si ispira al quadro di Joseph Lorusso in evidenza. 


Ero diventato come una mosca pazza dal volo impreciso. Jane era scomparsa. Misi a soqquadro tutta Chicago per trovarla. Poi la sua amica Sarah mi diede l'indirizzo di una bettola. Non mi rassicurava che Jane, con un bambino in grembo, dormisse in quel posto. Non persi tempo. Mi precipitai. Quando misi piede nel bar della pensione, la vidi seduta al bancone. La mia povera Jane, con i capelli castani che cascavano sulle spalle. Indossava un vestito di velluto verde dalle maniche a sbuffo. Si vedeva lontano da un miglio che era troppo elegante per stare lì. Mi avvicinai piano. Quando si voltò, sembrò un animale stanato dai bracconieri. Non sussultò nemmeno. Mi fissò con uno sguardo carico di tristezza. Tra le mani stringeva un bicchiere di whisky.

"Sarah mi ha avvisata che saresti venuto".

"Non dovresti bere".

"La mamma ti ha detto tutto, eh?".

"Mi ha scritto. Sono corso da New York". 

"Non dovevi". Gli occhi spenti posati sul bicchiere. Tratteneva le lacrime.

"Dovrei lasciare mia sorella per strada?". 

"Sono una poco di buono, no? Anzi, papà ha usato parole più forti quando mi ha buttata fuori di casa...". Si fingeva forte, ma era impaurita con tanta voglia di piangere. Ne ero certo. Con un gesto deciso le tolsi il whisky dalle mani e l'abbracciai. Jane non oppose resistenza. Appoggiò il capo contro il mio petto; chiuse gli occhi. Era esausta. Posai un braccio attorno alle sue spalle. "Verrai a vivere da me a New York. Questo bimbo non avrà un padre, ma avrà uno zio. Penserò io a te, non ti preoccupare" la rassicurai, mentre con lo sguardo osservavo nuovi avventori entrare nel locale.


Racconto breve di Valentina Mazzella.


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sabato 21 maggio 2022

"Animali Fantastici 3 – I Segreti di Silente”, il terzo film alza il tiro della saga, ma è colmo di contraddizioni

 


RECENSIONE – “Non avere un piano è il piano”: deve essere stata la stessa idea inseguita dagli sceneggiatori nella pianificazione della saga di “Animali Fantastici” prodotta fino ad oggi. Beh, cosa commentare? Che “non avere un piano non è sempre un buon piano”, tanto per iniziare. L’effetto caos è assicurato. “Animali Fantastici – I Segreti di Silente” di David Yates ne è la prova. Il film è stato distribuito in Italia già dal 13 aprile. La sua visione soddisfa abbondantemente il pubblico sotto molteplici punti di vista. È un prodotto che intrattiene e non annoia, assolutamente godibile. La fotografia, il montaggio e gli effetti speciali sono impeccabili. Sono davvero tante le sequenze ben costruite. La proiezione ha il giusto ritmo. I dialoghi propongono una buona dose di ironia nei momenti più opportuni.

Il cast gode di nomi eccellenti, molti in comune con i film precedenti. È inevitabile commentare la sostituzione di Johnny Depp per il ruolo Grindelwald. A dispetto di ogni previsione, come hanno già osservato in tantissimi, Mads Mikkelsen ha sorpreso tutti con un’interpretazione eccelsa. Le sue doti recitative non sono state mai messe in dubbio. Semplicemente si temeva il peso della rappresentazione di Depp e l’abitudine del pubblico ad essa. Invece il nuovo Grindelwald è stato incredibilmente apprezzato, tanto da essere giudicato anche “più calzante” del precedente. Johnny Depp aveva caratterizzato un personaggio molto peculiare e, con la sua maestria, sopra le righe. Il Grindelwald di Mikkelsen, invece, è molto più elegante e posato: ergo più in linea con il leader carismatico e affascinante celebrato nella saga. Più in linea con il mago descritto in alcuni passaggi nella saga di Harry Potter e con l’uomo di cui un Albus Silente avrebbe mai potuto innamorarsi.

Qui e là gli appassionati del Mondo Magico sono stati accontentati con svariate forme di fan-service: il ritorno a nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts per alcune scene, la comparsa di una giovane McGranitt, diversi accenni ai contenuti della storia di Silente già approfondita dalla Rowling nel settimo libro di Harry Potter, la strada per Hogsmeade dove Katie Bell fu stregata dalla collana di opali maledetta, l’apparizione a un certo punto di Libri Mostro e di boccini e bolidi da Quidditch. Tuttavia questo fan-service per i nostalgici spesso è davvero a basso costo perché viene servito soprassedendo finanche sulla coerenza della trama rispetto alla saga di Harry Potter. La narrazione in innumerevoli occasioni sceglie di violare spudoratamente il “canone” istituito dalla Rowling nella saga dei sette romanzi e su Pottermore. Questo accade inaspettatamente senza una motivazione valida o logica.

Ad esempio l’autrice britannica aveva sempre dichiarato che, quando si decide di inventare un mondo magico, per renderlo credibile, di fondamentale importanza sia innanzitutto stabilire cosa NON si possa fare con la magia. E in Harry Potter infatti ci viene subito insegnato che per i maghi, nonostante i poteri, non sia possibile riportare in vita i morti, replicare il cibo e il denaro. Tre regole, semplici. Bene, in “Animali Fantastici – I Segreti di Silente”, fino a prova contraria, vengono violate due regole su tre. Diverse perplessità sono state sollevate anche dal modo in cui i personaggi utilizzano gli incantesimi, fra l’altro quasi tutti non verbali. In particolar modo il lancio dell’Avada Kedavra, in questa storia meno letale per essere una Maledizione Senza Perdono.

La sceneggiatura è obiettivamente colma di buchi di trama e contraddizioni, soprattutto sul piano temporale. Potremmo elencarne alcune. In primis, pare che la professoressa McGranitt sia nata nel 1935 e non è dunque fattibile la sua presenza da giovincella in un film ambientato tra il 1927 e il 1928. A meno che Silente non mentisse, negli stessi anni non è neanche davvero giustificato il fatto che già conoscesse la Stanza delle Necessità dato che in “Harry Potter e la Camera dei segreti” (nel 1994) il Preside afferma di aver trovato una camera piena di vasi da notte qualche sera prima, “quando la sua vescicale era incredibilmente piena”. A voler essere pignoli c’è anche il mistero del perché il settore costumi abbia scelto per i maghi di inizio Novecento un vestiario moderno o comunque da anni Venti quando i maghi della saga di Harry Potter, al termine del Novecento, vestivano tutti quasi come nell’Ottocento.

Altri interrogativi importanti riguardano la concatenazione de “I Segreti di Silente” ai due film precedenti da cui l’opera appare per diversi aspetti completamente sganciata. Che fine ha fatto Nagini che avevamo visto nel secondo capitolo? Perché uno specchio della Taverna di Porco a Hogsmeade era collegato con uno specchio nel Palazzo in cui alloggiavano Grindelwald e Credence? Perché Tina non si è attivata per salvare la sorella da cui, nel primo film, era indivisibile? Perché le stesse motivazioni di Grindelwald contro i Babbani sono mutati da un film all’altro? Nel secondo capitolo aveva validamente mostrato immagini divinatorie della Seconda Guerra Mondiale per persuadere i maghi circa la cattiveria dei non maghi. Se il Patto di Sangue tra Silente e Grindelwald era stato già infranto nel 1927-1928, perché Albus ha atteso fino al 1945 per scontrarsi con il pericoloso nemico?


La stessa squadra organizzata da Silente per la sua missione contro Grindelwald sembra raccattata un po’ a caso. Non ci sono motivazioni profonde per giustificare la presenza dei personaggi se non il fatto che “dovevano far parte della squadra e basta”, perché già c’erano nei vecchi film o perché serviva qualcuno di nuovo con cui sostituire gli assenti. Il primo caso è palesemente l’esempio di Jacob che almeno il pubblico ama sinceramente. Il secondo quello di Lally (Jessica Williams) e Yusuf Kama (William Nadylam). È probabilmente questa la ragione per cui la psicologia dei personaggi spesso appare approssimativa. Aspetto che non permette al pubblico di affezionarsi ad essi come invece accadeva nella saga del maghetto con gli occhiali. Non ci riferiamo naturalmente a Jacob (Dan Fogler) e a Queenie (Alison Sudol) il cui rapporto è sempre molto tenero e lascia trasparire sempre tanta umanità. Uno dei migliori regali della saga. Pensiamo piuttosto a Theseus (Callum Turner) di cui conosciamo solo la posa impostata e il lento avvicinamento al fratello. La crescita personale di Newt (Eddie Redmayne) e il discorso della sua fobia sociale sono stati lasciati in sospeso perché argomenti legati a Tina (Katherine Waterston) che a questo giro è apparsa solo nel finale.

Silente (Jude Law) merita invece una considerazione a parte. Durante la proiezione del film, nell’assistere allo sviluppo delle sue strategie, i fan di Harry Potter non possono che borbottare spesso “Tipico di Silente”. La consegna degli oggetti e degli incarichi alla squadra di Newt, senza ulteriori delucidazioni, ricorda innegabilmente molto la volta in cui il Preside lascia il boccino, il deluminatore e “Le fiabe di Beda il Bardo” a Harry, Ron ed Hermione nell’ultimo libro della saga, anche qui senza spiegazioni. Tentativo e ingegno apprezzabili. Espedienti che hanno reso alla pellicola una certa dinamicità. Hanno funzionato. Del resto possiamo serenamente riconoscere come questo terzo film alzi parecchio il tiro della saga. Ciò non toglie tuttavia che non si comprenda bene dove gli autori vogliano andare a parare, per dirla in soldoni.

A partire dal primo film “Animali Fantastici e dove trovarli” sembrava dovesse essere considerato abbastanza ovvio che protagonisti della saga fossero il mago zoologo Newt Scamander e, per l’appunto, gli animali fantastici. Eppure le creature magiche sono state quasi del tutto assenti nel secondo film. Fortunatamente sono ricomparse nell’ultima storia con maggiore creatività. Tuttavia è lampante che la figura di Newt sia diventata progressivamente più marginale per lasciare molto più spazio a Silente, quasi fosse lui il nuovo protagonista. La stessa storyline con Grindelwald da sottotrama è di volta in volta diventata il vero fulcro centrale della saga. Da qui sorge spontaneo chiedersi come mai allora gli sceneggiatori abbiano battezzato la saga “Animali Fantastici” e non si siano fin da subito concentrati sulle vicende di Silente e Grindelwald impastando la storia in maniera diversa fin dagli albori?

Film dopo film si ha la crescente sensazione di una saga improvvisata. Un po’ come se gli autori non abbiano mai avuto una buona scaletta della narrazione già delineata da perfezionare sulla carta e sullo schermo. Probabilmente neanche gli sceneggiatori hanno mai avuto “un vero piano in mente”. Alle volte sembra di leggere una Fanfiction scritta alla buona su Wattpad piuttosto che dei soggetti con la firma di J.K. Rowling. E questo aspetto è abbastanza grave se si considera il peso del paragone che “Animali Fantastici” è da sempre chiamata a sorreggere come prequel di Harry Potter. È anche la ragione per cui di frequente manca il climax adatto. La saga aveva e ha indubbiamente notevole potenza che al momento è stato parecchio sprecato. C’è solo da sperare che la qualità dell’ultimo film sia di buon auspicio per risollevare le sorti della pentalogia e che la produzione giochi bene le sue carte in occasione dei due prossimi e ultimi film di “Animali Fantastici”. Alcuni fan buttano giù delle teorie nei forum. Propongono magari di giustificare i buchi di sceneggiatura con delle realtà alternative create da un uso scorretto delle giratempo e altri spunti complessi. Gli appassionati del Mondo Magico sono severi, ma in fondo sono innamorati del Wizard World e sanno anche perdonare.


Di Valentina Mazzella, pubblicato sul Napolisera.it in data 16 maggio 2022.


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sabato 7 maggio 2022

"The Batman” di Matt Reeves: l’ennesima trasposizione dell’Uomo Pipistrello, eppure vince egregiamente la sfida

RECENSIONE - Di fronte all'ennesima trasposizione cinematografica di Batman, ci sono due tipologie di spettatori: il fan sfegatato che lo guarderà in ogni caso e il curioso con la pazienza ai minimi storici. Il secondo si siede davanti allo schermo pensando: "Do al film venti minuti di tempo: se mi annoia, mi alzo...". Bene, il risultato? "The Batman" di Matt Reeves (distribuito in Italia dallo scorso 4 marzo) vince egregiamente la sfida. Anzi, di più: sin dai primissimi minuti di proiezione si rivela una produzione di spettacolare qualità.

Non importa che esistano già altre pellicole sull'Uomo Pipistrello. Probabilmente perché 'gallina vecchia fa buon brodo', chissà... Non importa neanche che il film abbia dovuto affrontare il peso del confronto con la leggendaria trilogia de "Il Cavaliere Oscuro" di Christopher Nolan. Questa volta a vestire i panni del protagonista non è Christian Bale e nemmeno Ben Affleck dei film della DC Extended Universe: presta il volto Robert Pattinson. Una volta abbandonata la zavorra dell'eredità di "Twilight", nell'ultimo decennio l'attore ha sperimentato nuovi ruoli molto diversi. In quest'occasione ci ha regalato un eccellente Batman. Lo stesso Pattinson ha dichiarato di essersi sentito molto potente quando indossava il costume nero. Un po' più mono-espressiva la sua interpretazione del melanconico Bruce Wayne, ma - va ammesso - comunque in linea con lo stato d'animo del personaggio ancora tormentato dalla perdita dei genitori.

La trama sceglie di risparmiare al pubblico una nuova origin story e opta per la narrazione di un'avventura in cui - viene precisato - Batman veste la maschera già da ben due anni. Matt Reeves decide anche di non riproporre alcun flashback della morte dei signori Wayne, nella consapevolezza che gli spettatori già conoscano a memoria la storia dell'infanzia del piccolo Bruce. Il film è un cinecomic molto cupo, dai toni dark e un po' noir. La trama è quasi quella di un thriller poliziesco. Tutte le vicende avvengono in una squallida e corrotta Gotham City dove proliferano delinquenza e malaffare. Qui Batman, eroe ancora grezzo, lotta contro la criminalità come "vigilante" non del tutto apprezzato dalle forze dell'ordine.

Alla fine si troverà costretto a compiere un'indagine sulle tracce di uno psicopatico che ammazza i politici disonesti e lascia degli indovinelli per lui. È l'Enigmista, un villain costruito in questa sceneggiatura con un profilo di pazzia e intelligenza di tutto rispetto. Apprezziamo anche l'uso smodato dei social da parte del cattivo: un dettaglio non da poco che attualizza in modo notevole certe forme di esasperazione dell'era digitale. A questo proposito il soggetto, in tema di emulazioni - senza abbandonarci agli spoiler -, strizza velatamente l'occhio anche al Massacro di Aurora, un terribile fatto di cronaca che si verificò nel 2012 proprio durante la prima proiezione del film "Il Cavaliere Oscuro - il ritorno".

Le tenebre di Gotham City non sono tanto dissimili dallo stato d'animo dello stesso Batman che nell'intro si descrive essere "ombra". Bruce Wayne invece - per ammissione degli stessi autori - è volutamente qui ispirato a Kurt Cobain. Non a caso alcune sequenze sono accompagnate in sottofondo da delle musiche dei Nirvana. In questa produzione tutta la dimensione crime investigativa e l'apparato tecnico ed estetico sono notevoli. Il film coinvolge lo spettatore tirando di continuo l'amo della suspense e della curiosità. Solo nella seconda parte l'opera inizia a essere un po' meno incalzante per la lunghezza.

La produzione vanta anche il resto del cast altrettanto eccezionale: Zoë Kravitz è Selina Kyle / Catwoman; Paul Dano è Edward Nashton / Enigmista; Jeffrey Wright è James Gordon, Andy Serkis è il vecchio Alfred. Spiace unicamente che, al di fuori di Batman, non sia stato dato adeguato spazio all'approfondimento degli altri personaggi. Quanto sappiamo di loro è stato detto a parole e questo aspetto purtroppo li priva della tridimensionalità che invece meritavano.

Dulcis in fundo compaiono nella storia anche Pinguino (Colin Farrell, Oswald "Oz" Cobblepot) e Joker (Barry Keoghan). Per quanto riguarda quest'ultimo, la sua comparsa nel film è stata accattivante ed eccellente. Soprattutto la scena inedita tagliata e trasmessa al Napoli COMICON il 22 aprile 2022. Tuttavia nel concreto oggi sappiamo bene che per Joker c'è stata vera inflazione cinematografica negli ultimi anni. Motivo per cui inizialmente il villain più papabile per il secondo capitolo della saga era per l'appunto Pinguino. Soprattutto perché, in "The Batman", Oswald "Oz" Cobblepot appare ancora piuttosto acerbo e molto simile - come hanno detto in tanti - a una sorta di Al Capone. Alla fine pare che Matt Reeves avesse in serbo così tante idee per l'evoluzione progressiva di Pinguino nel sequel che la Warner Bros avrebbe deciso di produrre direttamente una serie-tv in più episodi tutta dedicata al personaggio. Pertanto al momento si sa che ci sarà un secondo film, ma non ancora contro chi il protagonista combattere.

In "The Batman" non manca una profonda riflessione morale sull'onestà, la coerenza e l'ipocrisia delle alte cariche, nonché "sulle occasione della vita che fanno l'uomo ladro". In diverse scene Batman si è definito Vendetta, ma non è da escludere che nei prossimi episodi verrà dato più spazio anche alla Speranza. In fondo è questo il valore aggiunto dell'Uomo Pipistrello rispetto agli altri supereroi: le sue non sono solo tradizionali storie di azione e di lotta tra il Bene e il Male. Nelle sue avventure c'è sempre un'analisi, una maggiore attenzione per l'introspezione e l'esplorazione degli abissi umani. 



Di Valentina Mazzella, pubblicato sul Napolisera.it in data 5 maggio 2022.


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martedì 3 maggio 2022

"La cena perfetta” di Davide Minnella: una commedia non troppo impegnativa per sorridere sul divano

 Auditorium del Teatro Mediterraneo presso la Mostra d'Oltremare in data 25 aprile 2022, in fiera al Napoli COMICON.


RECENSIONE – “La cena perfetta” di Davide Minnella è l’ideale per coloro che hanno voglia di guardare una commedia romantica che non sia strappalacrime o troppo impegnativa. Il film è stato trasmesso in anteprima al Napoli COMICON il 25 aprile, è stato distribuito in sala come evento speciale per tre giorni dal 26 al 28 aprile ed è ora disponibile in digitale su Sky e Prime Video che collaborano al film prodotto da Italian International Film – Gruppo Lucisano e Vision Distribution. 

La trama è molto semplice e la sceneggiatura non cerca di nascondere purtroppo diverse sue lacune. Racconta la storia di Carmine (Salvatore Esposito), un affiliato della camorra che antepone i sentimenti e gli affetti agli affari e ai guadagni illeciti. Per questo motivo il boss Pasquale Rizzuto (Gianfranco Gallo) decide di allontanarlo da Napoli. Lo spedisce a Roma per gestire un ristorante di cui la camorra si serve per riciclare il denaro sporco, un’attività losca più semplice per chi non è capace di ammazzare. Nella città eterna Carmine conoscerà Consuelo (Greta Scarano), una giovane chef scorbutica con cui scatterà la scintilla. Tra debiti economici e problemi con la camorra, i personaggi affronteranno diversi ostacoli. Tuttavia la visione del film si conserva spensierata fino alla fine.


La narrazione è sempre molto leggera, abbraccia toni favolistici. I dialoghi sono infarciti di una buona dose di umorismo. Alle volte si tratta di un’ilarità banale, ma simpatica quanto basta per strappare almeno un sorriso. Una menzione speciale spetta alla comicità di Gianluca Fru (Fru dei TheJackal) che interpreta Rosario, assistente in cucina e poi amico di Carmine. Amato e apprezzato alla follia dal pubblico, di fondo Fru fa ridere perché porta sullo schermo un Rosario che è il Fru di sempre. Insomma, si è puntato abbastanza sul sicuro. Le interpretazioni degli altri attori sono state ottime. Non che ci fossero dubbi, ma Salvatore Esposito, Greta Scarano e Gianfranco Gallo si confermano artisti di qualità.

Notevoli sono anche il montaggio delle scene e la scelta delle inquadrature. In entrambi i casi si è cercato di valorizzare al massimo la centralità della cucina. Ad esempio attraverso l’estetica dei piatti, il ritmo dei fornelli e l’attenzione per le espressioni dei personaggi durante le degustazioni. Tutti elementi forniti allo spettatore per provare a evocare con l’immaginazione anche i profumi e i sapori delle portate in tavola. Tra l’altro la regia di Davide Minnella ha approfittato della consulenza della chef Cristina Bowerman che nel film appare anche in un cameo durante una cena fra ristoratori a cui Carmine e Consuelo partecipano una sera.


In occasione dell’ultimo giorno del Napoli COMICON, come già detto, c’è stata la proiezione in anteprima del film preceduta anche da un incontro con il cast e il regista. Una presentazione in linea con le corde della commedia, senza particolari approfondimenti e a suon di battute. In conclusione “La cena perfetta” è un film che presta anche una certa cura per i dettagli, eppure non vola troppo in alto. Si propone come una commedia discreta e simpatica, calzante per quelle sere in cui si desidera guardare una storia leggera per sorridere senza troppi pensieri.




Di Valentina Mazzella, pubblicato sul Napolisera.it in data 30 aprile 2022.

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