lunedì 27 febbraio 2023

“La vita bugiarda degli adulti” di Elena Ferrante: una serie Netflix amara e una Napoli spaccata in due


RECENSIONE – “La vita bugiarda degli adulti” è una serieTV amara. Curata dalla regia di Edoardo De Angelis, racconta la storia tratta dall’omonimo romanzo della scrittrice napoletana Elena Ferrante pubblicato nel 2019. L’autrice è già nota al grande pubblico per la saga di successo de “L’amica geniale”. “La vita bugiarda degli adulti” non regge il confronto se paragonata al cavallo di battaglia della Ferrante, ma tutto sommato si difende bene. Può essere considerata un’opera minore della stessa penna, un lavoro che non manca di strappare ugualmente emozioni e riflessioni ai lettori e agli spettatori.

La serie è un prodotto Netflix disponibile sulla piattaforma dal 4 gennaio 2023. Dopo un’incredibile campagna pubblicitaria, è stata a lungo nella TopTen dei titoli più visti. La trama è apparentemente inconcludente. Racconta uno spaccato. La protagonista è un’adolescente, Giovanna, che si prepara a crescere. Si addentra nel mondo degli adulti scoprendo una vita spesso sporca di ipocrisie, ombre e menzogne. La storia si svolge a Napoli. Elena Ferrante e la serieTV di De Angelis ricostruiscono perfettamente la dualità della città partenopea divisa in due. Da una parte i quartieri ricchi e benestanti. Dall’altra le zone periferiche abbandonate a se stesse, dove “i posti sembrano sporchi, ma in realtà sono solo poveri perché tutto profuma di detersivo anche nei pressi delle fogne”.

Giovanna è figlia di una famiglia borghese del Vomero con amicizie a Posillipo. La sua quotidianità cambia quando decide di incontrare zia Vittoria, la sorella del padre che vive a Poggioreale e ha litigato con i suoi genitori. Le vicende sono ambientate negli anni Novanta, sebbene spesso abbigliamento, tagli di capelli, oggetti e atmosfere sembrano evocare molto di più gli anni Settanta o Ottanta. La fotografia e il montaggio sono notevoli, le panoramiche della città sempre mozzafiato. I sei episodi della serie sono arricchiti da una vasta scelta musicale che propone numerose canzoni del passato che allo spettatore può far piacere riascoltare.

Giordana Marengo nei panni di Giovanna ha vissuto il suo esordio artistico. Nonostante l’interpretazione spesso acerba, possiamo tuttavia promuovere la sua performance. Valeria Golino (zia Vittoria) e Alessandro Preziosi (Andrea, il padre di Giovanna) sono stati lodevoli nei loro ruoli. Stonava purtroppo solo la resa del dialetto. Sebbene entrambi siano napoletani, i loro dialoghi sembravano avere un accento tutt’altro che partenopeo. Dispiace soprattutto per l’interpretazione della Golino, eccezionale nel suo modo di costruire un personaggio unico, caratteristico, riconoscibile attraverso la postura, la mimica, lo sguardo, la camminata. Un’attrice capace di trasmettere emozioni al pubblico anche quando l’obiettivo ne inquadra soltanto la mano. 

Ciò che resta dopo la visione della serie è, come già preannunciato, un senso di amarezza. Quella provata dalla protagonista attraverso i cui occhi guardiamo il mondo che la circonda. Giovanna cerca la verità e scopre quanto ormai noi tutti diamo spesso per scontato. Le persone mentono. Gli adulti raccontano bugie. Tante bugie. Nella storia ideata dalla Ferrante nessuno sfugge a questa regola: nemmeno le persone che amiamo, che ammiriamo e stimiamo. Allora cosa pensare di tutti i rapporti che costruiamo? Cosa pensare delle relazioni d’amore e delle amicizie? Hanno ancora senso? Cosa resta di sincero in questa vita? Cos’è in fondo la verità? “La vita bugiarda degli adulti” regala un messaggio che turba, disorienta e chiede alle coscienze di interrogarsi in cerca di nuove risposte spesso opache.



Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 25 febbraio 2023.


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venerdì 24 febbraio 2023

Emanuela Orlandi, dalla docu-serie Netflix “Vatican Girl” alla riapertura dell’inchiesta nel Vaticano


RECENSIONE – A distanza di quarant’anni il Vaticano apre finalmente un’inchiesta sul caso Emanuela Orlandi. La notizia ha riscosso grandissima risonanza per un duplice motivo. In primis per l’annuncio a distanza di pochissimi giorni della morte del Papa emerito Benedetto XVI. Dall’altra parte per l’incredibile successo che la docu-serie “Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi” ha raggiunto negli ultimi mesi riportando all’attenzione mediatica un caso di cronaca italiana mai del tutto dimenticato. Per qualcuno, infatti, è stata un’occasione per conoscere una vicenda vecchia di quattro decenni. Molti altri, invece, non hanno mai smesso di ricordare Emanuela, spesso menzionata ad esempio in programmi televisivi come “Chi l’ha visto?”.

“Vatican Girl” è un prodotto Netflix la cui regia è stata curata da Mark Lewis. Distribuita on demand da ottobre, la docu-serie si sviluppa in quattro episodi. Fin dalle prime settimane ha raccolto tantissimi spettatori per il modo preciso e coinvolgente con cui racconta i fatti. Ricostruisce innanzitutto la scomparsa di Emanuela nel pomeriggio del 22 giugno del 1983. Il 7 maggio, in circostanze abbastanza analoghe, era scomparsa a Roma un’altra adolescente, Mirella Gregori. Le due ragazze avevano entrambi quindici anni e non sono mai state ritrovate. Mirella era italiana; Emanuela invece cittadina vaticana e questo dettaglio, senza precedenti nella storia, sollevò subito parecchia polvere.

“Vatican Girl” offre la testimonianza e la denuncia a gran voce dei familiari di Emanuela: la narrazione del fratello Pietro e quella delle sorelle Natalina, Federica e Maria Cristina che a distanza di quarant’anni non si sono mai arresi. Con perseveranza e detonazione, ancora oggi cercano ed esigono la verità. La docu-serie propone inoltre diverse interviste inedite a giornalisti, periti delle indagini, della giustizia e ad altri personaggi più o meno loschi legati alla vicenda. Il tutto arricchito con un ottimo repertorio degli archivi degli inquirenti e della televisione dell’epoca. 

Terrorismo internazionale, mafia, affari con la Banda della Magliana, depistaggio, corruzione nel Vaticano, pedofilia, riciclaggio di denaro sporco, alti prelati coinvolti in festini a base di sesso e droga: le piste indagate sono diverse e tutte approfondite. “Vatican Girl” non nasconde una certa dose di toni anticattolici che trovano – ovviamente e purtroppo – terreno molto fertile. Dal canto suo la Chiesa, infatti – come istituzione -, non ha mai agito per andare incontro alle richieste legittime della famiglia Orlandi collaborando con la giustizia italiana. Una miniserie interessante e molto attuale che permette di conoscere meglio uno spaccato di storia italiana. Allo stesso tempo è soprattutto un buon riassunto che, alla vigilia della nuovissima inchiesta, concede a chi lo desidera di essere informato su uno dei misteri più confusi della cronaca contemporanea.



Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 14 Gennaio 2023.


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domenica 12 febbraio 2023

“Harry & Meghan”: dalla serie Netflix al libro “Spare”, il vittimismo del principe Henry

 


RECENSIONE – Ormai non ha neanche bisogno di presentazioni: “Harry & Meghan” è la super-chiacchierata docu-serie sul Duca e la Duchessa di Sussex fuggiti oltreoceano. Si tratta di un prodotto Netflix disponibile sull’omonima piattaforma dallo scorso dicembre. I due coniugi aveva già sollevato un polverone mediatico nel marzo del 2021, quando concessero un’intervista esclusiva alla nota conduttrice televisiva americana Oprah Winfrey. Probabilmente non soddisfatto, nelle ultime settimane il Principe Henry ha deciso di inaugurare l’anno nuovo sganciando un’altra bomba. Sugli scaffali delle librerie è un vendita un suo libro autobiografico intitolato “Spare” che in Italia è stato pubblicato con il sottotitolo “Il minore”. Il termine inglese significa “riserva” e allude al fatto che Henry racconta di essere stato cresciuto come “la riserva” dell’erede al trono, suo fratello William.

Il volume si è rivelato subito, in pochi giorni, un incredibile successo editoriale. C’è stato un vero boom di acquisti. In tantissimi erano e sono curiosi. Del resto la stessa curiosità è stata la fortuna della serie: non a caso a lungo in vetta nella classifica dei prodotti più visti della piattaforma. In sei episodi “Harry & Meghan” racconta innanzitutto la storia d’amore tra il principe scapestrato e la bella attrice di Suits". La confeziona proponendola come una sorta di fiaba moderna in cui trionfa il forte sentimento tra un ragazzo di Londra e una ragazza americana. Lui figlio di una famiglia con un eccessivo peso di responsabilità istituzionali e politiche. Lei donna “meticcia” ed emancipata, già con un divorzio alle spalle e attivista nella rivendicazione dei diritti delle minoranze.

Per la precisione fa quasi sorridere il modo in cui Meghan Markle descrive la sua vita fino alla conoscenza di Henry. Racconta l’incontro con il marito come se si trattasse dell’evento che le ha stravolto la vita quasi in negativo. Prima era una donna di successo, aveva un lavoro, tanti amici, degli obiettivi, delle vacanze prenotate. Poi è arrivato Harry. Effettivamente sposare un principe è una piaga non da poco… Non importa vivere in un’epoca in cui i matrimoni non sono combinati. Non importa che, trattandosi della famiglia reale più famosa al mondo, affermare di non sapere a cosa si andasse incontro rasenti il ridicolo.

Senza abbandonarci a troppe anticipazioni, indecoroso è anche il modo in cui viene raccontato il primo incontro con la Regina Elisabetta e con gli altri membri della Royal Family. Con l’arroganza tipica americana, si giustifica qualsiasi rozzezza e sciatteria dietro il paravento dell’autenticità e della genuinità. Come se, indipendentemente dalla condivisione degli ideali monarchici o meno, sia prassi normale salutare con il batti cinque qualsiasi altra carica politica che sia.

“Harry & Meghan” è una serie purtroppo impregnata di vittimismo. Un vittimismo ostentato da due persone privilegiate che vivono anni luci distanti dai problemi della quotidianità della massa. Si cerca di compensare con tanta retorica e il montaggio di brevi clip in cui si finge spontaneità davanti alla telecamera. Non manca naturalmente la ricostruzione di quanto subito da Lady Diana, grazie a un sapiente uso di materiale d’archivio, giusto per allungare un po’ il brodo e azzardare parallelismi tra presente e passato. Resta tuttavia complicato convincere gli spettatori che l’unico desiderio della coppia sia davvero vivere serenamente la propria privacy quando di fatto la stessa continua a venderla al mondo a cifre da capogiro.



Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 30 Gennaio 2023.


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giovedì 9 febbraio 2023

“Cado sempre dalle nuvole – Cantare Pasolini”: al Teatro Mercadante l’omaggio al poeta con Mauro Gioia e Claudia Gerini


RECENSIONE – “Cado sempre dalle nuvole – Cantare Pasolini” è in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino al 29 gennaio. Lo spettacolo nasce da un progetto di Mauro Gioia che si esibisce sul palco con Claudia Gerini, sotto la regia di Francesco Saponaro. L’opera è composta da un unico atto a cura del drammaturgo Igor Esposito e si rivela un interessante omaggio a Pierpaolo Pasolini. Poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore, drammaturgo e un intellettuale tra i più importanti del Novecento italiano: Pasolini è stato a tutti gli effetti una figura poliedrica

“Cado sempre dalle nuvole – Cantare Pasolini” sceglie di celebrarne la memoria spolverando un’altra arte in cui il poeta si dilettó: la musica. Mauro Gioia e Claudia Gerini cantano, ballano e recitano in una lodevole performance in cui sono accompagnati dagli ammirevoli musicisti Francesca De Filippis, Monia Massa, Annamaria Puggioni e Alberto Toccaceli, sotto l’impeccabile direzione musicale di Giuseppe Burgarella che suona il pianoforte. Uno spettacolo-concerto grazie al quale il pubblico può ascoltare otto canzoni scritte da Pierpaolo Pasolini, tra poesia e cinema. Alcune musicate al tempo anche dal grande Domenico Modugno.

“Cado sempre dalle nuvole – Cantare Pasolini” non è un’opera adatta a chi è del tutto a digiuno dell’eredità del poeta. Per coglierne la raffinatezza nei riferimenti bisogna conoscere il patrimonio culturale che Pasolini ci ha lasciato: aver letto qualcosa di suo, aver visto uno dei suoi film o aver almeno ascoltato una sua intervista. Tra un’esibizione canora e l’altra, la critica alla società degli anni Sessanta, quella alle prese con il capitalismo, il consumismo e i valori piccolo-borghesi. Spunti fecondi per delle riflessioni sempre attuali. Chiude lo spettacolo la canzone “Una storia sbagliata”, scritta da Fabrizio De André nel 1995 per raccontare l’assassinio di Pasolini nel 1975. Un evento amaro e doloroso evocato con eleganza struggente che strappa agli spettatori sentiti applausi di commozione.



Recensione di Valentina Mazzella, pubblicata sul Napolisera.it in data 25 dicembre 2022.


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