RECENSIONE - Mi era stato a lungo più volte consigliato con entusiasmo da mia madre e, incoraggiata anche dalla fama che acclama lo scrittore, alla fine l'ho fatto: ho letto "Blu - Una storia di vita e di mare" di Sergio Bambarén, il noto autore de "Il Delfino". L'ho letto e purtroppo mi ha delusa. Anche per questo preferisco scrivere in merito una recensione un po' più informale. Il racconto è breve e scritto bene. Si legge in poche ore, anche con la testa altrove. Il ritmo assai scorrevole è farina dell'autore, ma sicuramente merito anche della traduzione curata da Marina Marini nell'edizione Mondolibri in mio possesso.
Le immagini di Tobago, dei paesaggi naturali, degli ipnotici fondali marini e delle misteriose creature che vi abitano prendono forma nella mente del lettore in maniera nitida parola dopo parola. Il libro è una raccolta di ricordi e riflessioni su luoghi, persone e incredibili coincidenze in cui Bambarén si imbatte di volta in volta giunto in Venezuela per staccare la spina. È il diario di una vacanza che si rivela essere un viaggio dentro se stessi, un viaggio che chi legge scopre di poter far accanto allo scrittore grazie al suo inchiostro.
E allora cos'è che non mi ha soddisfatta? L'estenuante ottimismo di Bambarén in ogni singola frase, la morale positiva dietro ogni angolo e ogni sasso, il buonumore a tutti i costi... Non c'è pathos, non c'è suspense, non c'è crisi, non c'è inquietudine, non ci sono problemi da superare o colpi di scena a ravvivare la vicenda... Fondamentalmente perché non si tratta proprio di un romanzo che si propone questo taglio. Non ha fra le sue aspettative e le sue intenzioni quella di creare tensione nel lettore. Tutto il panigirico su quanto meravigliosa e ricca di sorprese la vita possa essere non è, almeno nel percorso del libro, una verità acquisita dopo un travaglio. Nessun cielo sereno dopo la tempesta. Solo tanta tanta tanta fiducia gratuita nel mondo, nella gente e nella vita. Gratuita. Messaggio che io assolutamente condivido in prima persona.
Tuttavia abbandonato in questo modo sulla carta - fra una bella descrizione del mare e l'altra - perde, almeno per i miei personali gusti, attrattiva. Diventa un piccolo cumulo di frasi scontate che, per quanto vere e belle possano essere, ci si annoia a leggere. In conclusione quanto recrimino a Bambarén è la banalità con cui ha confezionato la storia. La lettura di questo romanzo è davvero un po' come un'immersione a diversi metri di profondità: scopri retroscena bellissimi, eppure dopo un po' ti manca l'ossigeno. Per la noia...
Di Valentina Mazzella
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